Erit
fortitudo vestra
Isaia 30, 15
Cosa
può accadere di mattino? Non pretendo una risposta. Non posso cadere in questa
trappola mentale. L’attimo non ammette la logica, nemmeno quella spicciola.
Forse dovrei formulare meglio la domanda: cosa accade di mattino? Non si tratta
di una possibilità, dunque di un probabile che potrebbe benissimo rimanere un possibile,
dunque in potenza e mai in atto (dove questo avviene come processo non mi metto
ad indagarlo ora). Mi rendo conto, se voglio cogliere l’occasione, che altro
non mi rimane da fare che raccontare. Ma raccontare in silenzio!
Le
mie mattinate sono abbastanza regolari, lo riconosco. Per qualcuno
potrebbero apparire noiose, magari anche banali, ma non è questo il problema. Lodi,
meditazione silenziosa, una veloce colazione e poi il cane da accudire. Cane,
cagnolina. Facciamo una passeggiata, la solita, normalmente, anche se di tanto
in tanto mi piace variare allungando il tragitto. Questo percorso ha una
particolarità: il silenzio. Dopo, il paesaggio che si gode, una vista lunga
sulla valle che digrada verso Re e il Gridone a fare da sfondo con i suoi
denti rocciosi. Ma non è tutto qui. No. Quello che cattura il mio sguardo è un campo
di fiori che costeggio sulla destra. Ve ne sono di ogni tipo: tarassaco,
achillea, fiori di san Giovanni…un rigoglio che prende come il profumo che sale
dalla terra umida combinando sentori d’ogni genere. Ma non è ancora tutto. Oggi, e
sono a quello che accade, nel silenzio della passeggiata, respirando l’aria
carica di vita, lo sguardo mi cade su una campanula viola bellissima. Bellissima
perché l’unica in quel campo. La guardo. La sfioro cogliendone tutta la
delicatezza. Vorrei tanto coglierla, ma non lo faccio. La lascio sentendomi
pervadere da un fuggevole senso di beatitudine. Lo stesso accade qualche decina
di passi avanti, oggi variando il percorso. Questa volta è una piccola chiocciola
appesa ad un muro dove ha trovato l’asciutto dopo la pioggia di questa notte.
La sfioro avvertendo un senso di calma, gustando il nulla dell’attimo, sentendo
che in tutto questo non trovo un perché, ma il silenzio che dilata il tempo. L’attesa
dell’inatteso. La forza della speranza. In che cosa? Potrebbe giustamente domandare
qualcuno. Non lo so. Risponderei. Ma è meglio tacere, perché il Chi
sopraggiunge sempre in silenzio.
Sto
qui dove sono e se guardo bene
Non
conosco perché di tutto questo
Ogni
giorno risorge profumando
Il
mondo di vita che la rugiada
Imbibisce
senza dirne il perché
Si
sono ancora qui dopo un respiro
Dopo
l’amore della notte lunga
Per
gioire d’una chiocciola appesa
Al
muro nell’attesa di parole
Che
il vento canterà senza un perché.