lunedì 30 dicembre 2019

Non ne conosco il motivo...


Non ne conosco il motivo, ma nasco
come poeta in questo mondo dove
la condizione di colui che dice
viene cucita addosso.
                                   Sarà ovvio,
ma gli abiti che indosso sono logori
di anni e strade percorse non pensando
a quali conseguenze inevitabili.
Ora respiro lo spazio d’un tempo
nella bava di nebbie che risorgono
nel limbo opaco d’un sogno sospeso.

domenica 29 dicembre 2019

Quello che resta...


Quello che resta
                            - l’inverno è ormai spoglio,
i rami scheletri ossuti di gelo -
è il diario smunto con vergati semplici
esercizi di Verbo.
                             E’ sempre duro
percorrere il sentiero, decifrare
la traccia investigando l’accaduto:
questi anni sono ormai andati, mi dico
fisso sull’attenzione dell’ archetipo .
La mia convalescenza è un infinito
atto sconvolto da ossessivo intralcio
inflitto acuto dal lasciarsi andare.


mercoledì 25 dicembre 2019

Omelia Santo Natale 2019

Sacro Monte di Varallo, Cappella 7, Adorazione dei pastori

Santo Natale 2019

Luca 2

Maria e il Bambino

L’immagine offerta dal Vangelo riconduce nel silenzio della Natività attraverso il fulcro proposto dai primi capitoli di Luca, dove sono disseminati sapientemente indizi fondamentali.

Maria vive una conoscenza tattile di Gesù. Non è immediata come rivelazione anche se rimane quella più naturale e dunque diretta. Questo tipo di conoscenza esprime un contatto umano profondo, rinvia ad una originarietà che accomuna tutti gli uomini riaccompagnandoli nel mistero della nascita, preceduto da quello del concepimento. E’ l’incarnazione del Verbo, l’abbassamento che sconcerta, che risuona come assurdo, ma non irragionevole e per questo credibile.
Maria accarezza il bambino, lo fascia, lo allatta, lo depone nella mangiatoia, questa è l’esperienza tattile e solo nella carne è possibile viverla. E’ la bellezza (il bello, per richiamare uno dei tre trascendentali) che discende nel mondo fino a nascondersi nell’utero di una donna e poi nella delicata ed esposta condizione di un neonato. Tutti noi siamo passati attraverso questo mistero nonostante i tentativi che la scienza compie nell’impresa di arrivare a padroneggiare anche su quanto per natura sfugge perché determinato dall’origine che richiama ogni creatura.

Nella natività di Cristo si esplica l’esperienza disarmante della semplicità come viene espresso dalla liturgia celeste celebrata dagli angeli che discende dal Cielo per riempire di gioia la quotidianità ridonando quel senso estetico che illumina le tenebre della materia.
Luca ci accompagna a contemplare questa scena per ben tre volte (perfezione del numero) e impiegando le stesse parole:

- il fatto storico è prima narrato con fedeltà cronachistica, come accaduto 2000 anni fa
- poi annunciato come segno che riempie di significato la storia
- infine verificato dai pastori e annunciato senza troppi impedimenti

Assieme a Maria siamo invitati a contemplare il Verbo e non solo, a toccarlo e solo dopo l’esperienza diretta, ad annunciare accantonano ogni timore e paura.

I pastori

Andiamo e vediamo…questi verbi esprimono una dinamica precisa, quella che armonizza l’udire, l’andare e il vedere.
Senza obbedienza non si verifica l’annuncio. Non è un monito e nemmeno una massima, ma una verità evangelica. Obbedire, ovvero, ascoltare davanti, (ob audire). Nel silenzio della Natività ho davanti il mistero svelato, per questo lo posso sentire. Mi si rappresenta (ri-presenta, in quella che è la ripetitività liturgica).

I pastori si incoraggiano a vicenda, si sostengono, come avviene nel camminare insieme lungo il sentire della fede. E’ la dimensione sinodale della Chiesa, quella che viene sempre meno, ma che rimane l’unica in grado di accompagnare (i pellegrini di Emmaus…andavano insieme, e non a caso sono due e solo quando siedono a tavola, nel gesto dello spezzare il pane riconoscono Cristo). Solo dentro una dimensione sinodale si scopre la necessaria libertà della parresia.
L’invito è quello di farsi pastori, come Maria stessa ha fatto (ha udito l’annuncio dell’angelo, è andata da Elisabetta, ha visto quanto compiuto in lei).

Come possiamo avere paura di un Dio che si fa bambino? Come può non essere accolto?
Come possiamo avere paura di un Dio Crocifisso? La questione è che mi/ci fermiamo sempre prima per timore di rimanere troppo coinvolti.

La verità è che non si può giocare ad essere cristiani! (Kierkegaard)


mercoledì 18 dicembre 2019

Sono...



Sono avvinghiato alla terra, i piedi
come radici affondate nel marcio,
le mani dure e callose di resina
spinte a graffiare l’impietà del cielo:
nel maltempo che ostinato s’alterna
alla bella stagione, non comprendo
chi sono o se, almeno, ci sono.


venerdì 15 marzo 2019

Sistemare libri...

Sistemare i libri. Un delirio, quando ti rendi conto di averne acquistati veramente tanti e troppe volte senza un preciso criterio. Ma esiste un criterio nell'economia dell’acquisto dei libri e della lettura? Per quanto posso affermare, di piani di acquisto e di progetti di lettura ne ho stesi tanti nel corso della mia vita e nemmeno uno sono riuscito a rispettarlo. Parto sempre con un grande entusiasmo lasciandomi trascinare dall’euforia della scoperta e poco dopo mi perdo cedendo a facili innamoramenti provocati da articoli, pubblicità e quanto altro di opportuno per stimolare la curiosità e invogliare alla spesa. Qualcuno ha detto che soffermarsi sulle letture di uno scrittore sarebbe come osservare un cuoco quando mangia, anche se sono molto d’accordo con questa affermazione. Alcuni cuochi sono stati trasformati in autentiche star del piccolo schermo e immaginarli impegnati a rimpinzarsi con quanto capita loro a tiro non risponde al brand che si sono cuciti addosso. Devo confessare di non sopportarli troppo e come loro tutti quegli scrittori che si aggrappano troppo all'immagine che si sono creati trasformandosi in tuttologi impenitenti oltre che onnipresenti e perfettamente vestiti. Così come non mi troverei a mio agio in una cucina tirata a lucido e asettica quanto una sala operatoria, allo stesso modo non amo le biblioteche patinate dove nemmeno un volume risulta fuori posto e sono esclusivamente presenti edizioni prestigiose e rare. La biblioteca è un luogo privato, una dimensione altra rispetto al mondo. In questo bardo cartaceo si deve poter sperimentare la sospensione e l'apertura su mondi infiniti pullulano milioni di vite. Dentro queste coordinate spazio-temporali la polvere che assale i volumi si trasforma nel supporto ideale per la scrittura di emozioni che altrimenti rischierebbero di rimanere impigliate nel banale della quotidianità.
Libri. Ecco da dove sono partito. Una biblioteca, come sicuro lido di approdo. Come costruirla? Come riordinarla?
Con i soliti buoni propositi. Li stessi che si pone lo scrittore quando tenta di seguire un progetto senza la pretesa di compilarlo perché è già una vittoria gettare in avanti le nostre umili aspettative.