mercoledì 25 dicembre 2019

Omelia Santo Natale 2019

Sacro Monte di Varallo, Cappella 7, Adorazione dei pastori

Santo Natale 2019

Luca 2

Maria e il Bambino

L’immagine offerta dal Vangelo riconduce nel silenzio della Natività attraverso il fulcro proposto dai primi capitoli di Luca, dove sono disseminati sapientemente indizi fondamentali.

Maria vive una conoscenza tattile di Gesù. Non è immediata come rivelazione anche se rimane quella più naturale e dunque diretta. Questo tipo di conoscenza esprime un contatto umano profondo, rinvia ad una originarietà che accomuna tutti gli uomini riaccompagnandoli nel mistero della nascita, preceduto da quello del concepimento. E’ l’incarnazione del Verbo, l’abbassamento che sconcerta, che risuona come assurdo, ma non irragionevole e per questo credibile.
Maria accarezza il bambino, lo fascia, lo allatta, lo depone nella mangiatoia, questa è l’esperienza tattile e solo nella carne è possibile viverla. E’ la bellezza (il bello, per richiamare uno dei tre trascendentali) che discende nel mondo fino a nascondersi nell’utero di una donna e poi nella delicata ed esposta condizione di un neonato. Tutti noi siamo passati attraverso questo mistero nonostante i tentativi che la scienza compie nell’impresa di arrivare a padroneggiare anche su quanto per natura sfugge perché determinato dall’origine che richiama ogni creatura.

Nella natività di Cristo si esplica l’esperienza disarmante della semplicità come viene espresso dalla liturgia celeste celebrata dagli angeli che discende dal Cielo per riempire di gioia la quotidianità ridonando quel senso estetico che illumina le tenebre della materia.
Luca ci accompagna a contemplare questa scena per ben tre volte (perfezione del numero) e impiegando le stesse parole:

- il fatto storico è prima narrato con fedeltà cronachistica, come accaduto 2000 anni fa
- poi annunciato come segno che riempie di significato la storia
- infine verificato dai pastori e annunciato senza troppi impedimenti

Assieme a Maria siamo invitati a contemplare il Verbo e non solo, a toccarlo e solo dopo l’esperienza diretta, ad annunciare accantonano ogni timore e paura.

I pastori

Andiamo e vediamo…questi verbi esprimono una dinamica precisa, quella che armonizza l’udire, l’andare e il vedere.
Senza obbedienza non si verifica l’annuncio. Non è un monito e nemmeno una massima, ma una verità evangelica. Obbedire, ovvero, ascoltare davanti, (ob audire). Nel silenzio della Natività ho davanti il mistero svelato, per questo lo posso sentire. Mi si rappresenta (ri-presenta, in quella che è la ripetitività liturgica).

I pastori si incoraggiano a vicenda, si sostengono, come avviene nel camminare insieme lungo il sentire della fede. E’ la dimensione sinodale della Chiesa, quella che viene sempre meno, ma che rimane l’unica in grado di accompagnare (i pellegrini di Emmaus…andavano insieme, e non a caso sono due e solo quando siedono a tavola, nel gesto dello spezzare il pane riconoscono Cristo). Solo dentro una dimensione sinodale si scopre la necessaria libertà della parresia.
L’invito è quello di farsi pastori, come Maria stessa ha fatto (ha udito l’annuncio dell’angelo, è andata da Elisabetta, ha visto quanto compiuto in lei).

Come possiamo avere paura di un Dio che si fa bambino? Come può non essere accolto?
Come possiamo avere paura di un Dio Crocifisso? La questione è che mi/ci fermiamo sempre prima per timore di rimanere troppo coinvolti.

La verità è che non si può giocare ad essere cristiani! (Kierkegaard)


2 commenti:

  1. Una bella Omelia per un giorno speciale. Buon Natale, di cuore.
    sinforosa

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    1. Grazie e ricambio di cuore con i migliori Auguri in questa secondo giorno di Natale.

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