|
immagine dal web |
Hegel
sottolinea la “fatica del concetto”. In risposta, da parte mia, non
posso fare altro che affermare la “fatica del verso”.
Una
premessa impegnativa, certo. Ma indispensabile.
La
ricerca poetica è una fatica. Questo per fugare ogni facile scadere nello
spontaneismo. Perché questa presa di posizione? Premetto che le mie parole non
sono indirizzate come critica contro nessuno anche se, nel web, di poesia bassa
e scadente ne gira veramente troppa. I blog letterari affollano internet e
gruppi su gruppi si aprono e chiudono con ritmo quotidiano. Vero che tutti
hanno diritto d’espressione, questo non toglie che editori e critici debbano
imparare a non illudere nessuno. Ritorno allo spontaneismo.
Come
ogni –ismo, siamo di fronte al solito rischio ideologico. La spontaneità
non s’accompagna spesso con la verità così come con l’onestà della scrittura. Certo,
la freschezza di quanto sorge così, dall’impatto con le sensazioni, non è da
condannare, piuttosto da accogliere per venire, nel dopo, riletto nella memoria
dell’istante, quando l’emozione vissuta lascia un gusto preciso, un’essenza
sulla quale innestare il lavoro poetico.
Non
ho mai accettato lo spontaneismo dei luoghi comuni (e una certa poesia ne è
zeppa). Il pensiero poetico non può e
non deve mai essere barattato come un luogo comune. Per questo è necessario
restituire la poesia, la letteratura, la critica e la filosofia a coloro che la
praticano con consapevolezza e professionalità. Questo dovrebbe strappare chi
vive serie intenzioni letterarie al mondo della critica minore, quella malata
di provincialismo e campanilismo, magari sostenuta da piccoli editori
preoccupati di crearsi una platea esclusiva di autori-fruitori: la vera ricerca
espressiva è bisognosa di venire sostenuta
con estrema fiducia. Troppi sedicenti critici, sono spesso incapaci di
parlare e scrivere in un buon italiano. La chiarezza espressiva è fondamentale,
se ho la pretesa di trasmettere idee alte e la critica è un sistema di idee
alte, utili ad un autore per proseguire nella sua ricerca. La farraginosità di
troppi giovani critici si nasconde
dietro una miriade di citazioni e un lessico complicato (non complesso!) che
arriva a scadere nel “mi piace”. Prima di ogni giudizio, dovremmo vivere l’umiltà
dell’essere oggettivi. Questo è un’impresa. Un lavoro.