Tutto comincia
con un libro. Ancora?
Mi fermo un attimo. L’espediente del
manoscritto è letterariamente consunto! Non quello del libro. Un’entità fisica,
forse meno instabile di un manoscritto o di un file. Una presenza muta, quando
lasciata a riposare su uno scaffale della libreria affinché il tempo gli si
posi addosso sotto forma di polvere. Una oggetto da tenere tra le mani, da
sfogliare, stropicciare, gualcire, sottolineare, strappare…un oggetto che muta
col passare del tempo con quelle sue pagine che ingialliscono e si macchiano,
che s’imbevono d’umidità, che le tarme forano scavando intrecci di gallerie
talvolta migliori, nella loro complessità, degli intrecci narrativi che la
sapienza dell’autore è stata in grado di andare ad intessere.
Prendo in mano un libro. Un libro
che per giorni e giorni ho cercato nella mia biblioteca. Un libro che ho letto
più di vent’anni fa, ma del quale rammento ampi sprazzi sotto forma di
suggestioni, nella parvenza di emozioni impresse sulla carta. Un libro che ha
segnato il mio immaginario.
Un libro che ne tirò altri dello
stesso scrittore, capita, un po’ come con i dolci proibiti o i bicchieri di
buon vino, le amorose avventure.