Guardo attorno.
Dopo attenta osservazione mi accorgo del fatto che ormai sono una creatura del
giurassico dato che mi ostino a dare importanza alla complessità. Capita spesso
che, quando mi domandano quali lingue conosco, non penso all’inglese o al tedesco,
ma corro immediatamente al greco e al latino, all’ebraico biblico e a qualche
sprazzo di sanscrito. Questo giustifica la personale convinzione che la cultura
non è assolutamente da confondere con l’ideologia e che uno stato non la può
manipolare facendola scadere nel nozionismo da regime. Quando riesce a
liberarsi dalle costrizioni, la cultura si diffonde come sapere e saggezza
costruendo legami che non conoscono frontiere perché libera l’uomo nel profondo
della sua umanità e questo, evidentemente, non lo si dovrebbe nemmeno
immaginare.
Mantenere oppure
ridurre una popolazione in una condizione di analfabetismo rappresenta l’arma
più potente in mano ai totalitarismi così come ai liberismi ormai paradossalmente
le due facce di una stessa medaglia. Oggi siamo precipitati in questo gorgo.
L’alfabetizzazione di stato e la contestuale demolizione della scuola pubblica
sotto le mentite spoglie di riforme e affini scempiaggini, sta imponendo alle
nuove generazioni lo scadimento in una condizione di barbarie inaudita. Tutto
ha avuto inizio con l’abbecedario del conformismo e l’abaco degli interessi
privati. Quello che viene propinato alle classi non ha più nulla a che fare con
l’educazione anche se sono pochi coloro che inorridiscono davanti allo spettro
della seduzione collettiva. Non basta saper leggere, scrivere e far di conto
quando i programmi, sempre più purgati e purganti tarpano ogni accenno alla
formazione di uno spirito critico così come ogni processo di individuazione, fondamento
indispensabile per l’elaborazione di idee necessarie alla formazione di una
coscienza morale e civile. Non dimentichiamo che per fare spazio alle aule
multimediali abbiamo smantellato le biblioteche con il risultato che più
nessuno legge perché nessuno mette il prossimo in condizione di farlo. La
lettura è l’ariete che abbatte l’indifferenza. Un libro può molto di più di un
bastone perché pone in relazione l’anima dello scrittore con quella del lettore
e quando i cuori cominciano a parlare ai cuori la rivoluzione non rimane un
accurato progetto. I tablet non sopperiranno certo all’avanzare dell’ignoranza
così come al processo di smaterializzazione cerebrale inaugurato con l’avvento
della tecnologia e della tecnocrazia. L’orrore è che ci si limita ad esistere
come esiste un qualsiasi telefono cellulare anzi, ci si rintana dentro senza
troppi pensieri sperando che nessuno sbirci oltre i confini effimeri di un
display. Una volta ridotto in poltiglia il cervello dal presenzialismo
narcisista e fine a sé stesso, il sentiero si interrompe bruscamente. Da quel
punto in poi si apre il deserto e oltre le dune lontane, da oriente arriveranno
i tartari della distruzione.
Invece si
blatera di “buona scuola” come se si trattasse di un dolce da consumare all’intervallo
per spartirne le briciole con qualche mamma particolarmente golosa di stantie
novità.
Se le cose stessero come strombazzano i
soliti analisti prezzolati, non saremmo governati da una pletora di farabutti
plutocrati che detengono il potere senza legittimazione. Anche se per molti la
situazione non è messa in questo modo comprendo perché preferiscono vivere nel
mondo dei sogni che germinano incubi: la
diffusione del sapere fa’ paura, ma rimane l’unica via percorribile per non soccombere
alla barbarie.
Nonostante la geremiade, rimango sempre
una creatura del giurassico…