Forse,
l’errore più grave che molti vogliono imputare a questo complesso movimento fu
quello di avere insegnato a pensare liberamente.
Certo,
non tutto quanto l’Illuminismo ha prodotto e determinato è esente da critiche,
ma dove il buono primeggia, perché non tornare a meditarci sopra?
Oggi
è il problema della tolleranza a pesare. Siamo sopraffatti dall’intolleranza al punto di armare schiere di ruspe per
spianare tutto e tutti.
Prendo
come esempio Lessing. Secondo il pensatore tedesco il valore di una persona non
dipende solo ed esclusivamente dal fatto che le sue credenze siano vere o meno, ma dall’entità degli sforzi che
quella persona ha compiuto per raggiungere la verità (e non dobbiamo dimenticare l’assunto che esiste una gerarchia delle verità alla quale
appellarsi).
Ecco
una traccia interessante riguardo la posizione di Lessing:
‘Se Dio tenesse racchiusa nella sua
mano destra ogni verità e nella sua mano sinistra, invece, stringesse soltanto
la sempre desta tensione verso la verità – quand’anche questa fosse accompagnata
dal corollario che io debba, perciò. Sempre e in eterno errare – e mi dicesse: “Scegli!”,
allora io, con umiltà, gli afferrerei la mano sinistra esclamando: “Padre,
dammi questa! La pura verità spetta comunque a te solo e soltanto!”
Siamo davanti all'errore
del relativismo?
Non
credo proprio. L’errore che si vuole imputare è quello del primato della
coscienza e della conseguente libertà che ne viene generata. Errore per coloro
che vogliono esercitare un controllo totale sulla vita degli altri. Ma leva per
scalzare la superstizione del potere per chi ha imparato a mettere la ragione nelle
relazioni che intrecciano quotidianità.