domenica 2 aprile 2023

Omelia per la Domenica delle Palme e della Passione del Signore

 

Nemo contra Deum Nisi Deus ipse


Perché Gesù deve morire in croce?

Perché Gesù si abbandona alla volontà del Padre? Perché Gesù viene castigato per i nostri peccati, era la risposta che mi veniva data fin da quando ero bambino. Poi ho compreso che è una cristologia spicciola, ingessata dentro comode formule ed assiomi, una catechesi da mettere a memoria, ma altro rispetto alla potenza del messaggio d’amore che erompe da questa settimana e da ogni settimana dell’anno liturgico. Non posso nemmeno negare la marcatura amartiocentrica di questa concezione che rimane sempre riduttiva con il rischio di arrivare a sostenere che tutto il resto non conta nulla o rimane solo una fin troppo veloce preparazione.

Non è un dire facile, lo ripeto. Un parlare in maniera appropriata perché genera equivoci ed incomprensioni teologiche per non parlare di come oggi viene recepito e, troppe volte, ridotto ad immaginetta se non deriso.

Quando mai un padre esige la morte/castigo di un figlio come riscatto per le offese subite a causa delle colpe di altri? Seguendo questo argomentare altro non si giunge alla visione titanica evocata dalla massima nessuno contro dio se non Dio stesso. Ma anche qui occorre uno sforzo di comprensione, occorre andare oltre.

Che cosa posso/possiamo dire di avere compreso di Dio? Sempre che Dio lo si possa capire, e su questo argomento lla Scrittura subito mi pone immediatamente in scacco mettendomi davanti la totale alterità di haShem/Elohim/Adonai/Jod rispetto al pensiero umano. La sapienza biblica, riguardo questa presunzione è cristallina e rigorosa…non comprendo, mi trascende, mi avvolge, mi riempie e sazia, mi tritura nel silenzio, per poi sempre sfuggire sottraendosi nel gioco di innamoramento e amore.

Oggi, dopo le burrasche teologiche e le passioni filosofiche, posso tranquillamente sostenere che l’unica via per vivere la Pasqua è l’abbandono. E’ lasciare dio per Dio come insegna san Francesco di Sales e pregare affinché Dio mi liberi da dio, seguendo la severa ricerca battuta da Meister Eckhart.

Ma che cosa significa tutto questo, qui, davanti al Signore/Adonai che si abbandona, che resiste e si arrende (Bonhoeffer), che si consegna a questo mondo e alle sue tenebre?

Come spesso dico, perché lo credo, il Vangelo deve servire a qualcosa. Deve provocare in me la rivoluzione dello Spirito. Mi deve risvegliare. Meglio ancora: dovrebbe provocare tutto questo perché il condizionale dice tutta la debolezza limitante della nostra condizione umana, condizione che Gesù ha assunto e redento andando fino in fondo nella scommessa.

Guardare al grande mistero della Passione mi mette sempre in crisi perché non posso rimanere un semplice spettatore, uno che si limita ad assistere evitando ogni forma di coinvolgimento. Durante questa settimana, giorno dopo giorno fino alla Cena del Signore, dentro lo sgomento del Venerdì Santo, per il grande e vuoto silenzio del Sabato, fino alla luce della Pasqua e per sempre, Gesù mi prende per mano, se mi concedo, accompagnandomi nell’abbandono come ha fatto Lui, chiedendomi di seguirlo con fede fino alla nuda visione della morte, attraverso il suo buio per andare oltre, perché questo vuol dire Risorgere come Figli di Dio.

Lazzaro è tornato dai morti, rianimato per andare indietro come l’attaccamento di Marta e Maria implorava che avvenisse per umana disperazione di fronte al trapasso. Gesù va oltre la porta. La abbatte, la calpesta e mi chiama a fare altrettanto facendosi preghiera incessante dentro di me nel sublime silenzio dell’attesa che la mia/nostra Pasqua accada.

Buona Settimana Santa.

don Massimo


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