Io, separato dagli altri per un
compito,
malato di consapevolezza, studio
il mondo
infetto e tutte quelle insidie
che bucano
l’attesa del cammino. A quando il
tempo
giusto, l’opportunità disvelata
nel formicolare
dove l’opera confonde
nell’industria?
L’ultima visita al cronicario,
dopo il commiato
un cero ai poveri morti, lo
sguardo estremo
in cerchio con l’orecchio sordo
al clangore:
tutti s’ammazzano! Come possono
sentire
dio sopra la sirena cupa dello
sterminio?
Sono proprio alla fine, se ho
preferito
non portare nulla con me, ma
messo a memoria
una sola poesia da intonare lungo
il viaggio.
Saranno i passi a decifrare la
mappa,
le vie dei canti, laddove tutto
ha un’anima,
anche l’insegna arrugginita e
divelta dal vento.
Sarò solo? Con te? Con i figli? La tua, loro libertà
mi preoccupa, ma so che con voi
non rimane
che giocare la carta del richiamo
alla veglia.
Quanti spunti offre questa profondissima poesia, da centellinare poco per volta! Il più prezioso: "una sola poesia da intonare lungo il viaggio" - null'altro serve, purché ci resti la memoria...
RispondiEliminaL'ho letta una prima volta, cercando di seguire il filo del pensiero che la sottende. L'ho riletta ad alta voce seguendo semplicemente il suo ritmo e gustandone le forti suggestioni...
RispondiEliminaGrazie per l'accorta lettura!
EliminaCome se avessi visto scorrere l'ultimo secolo di atroce storia!
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