sabato 23 maggio 2020

...come scroscio sull'erba...(meditazione)




“…come scroscio sull’erba del prato,
come spruzzo sugli stesi di grano.” (Dt 32, 2)

         Ecco che cos’è l’eterna Provvidenza. Dio è in questi fenomeni, li muove nella benedizione di un divenire che non conosce interruzione, una serie interminabile di inizi che invitano all’Inizio.
         Immagino lo scroscio dell’acqua sul prato. Lo scroscio è improvviso. Non lo posso prevedere. Non lo riesco a programmare. Capita. Irrompe. E’ la voce di Dio che scuote Abramo dal sonno. E’ il miracolo del risveglio. Per quanto mi possa sforzare di pianificare ogni avvenimento della mia vita, lo scroscio dell’acqua, l’irruzione del Mistero, sfugge ad ogni tentativo di controllo. Non capita semplicemente, ma avviene. Per questo sfugge alla riduzione dentro i ristretti orizzonti del fatalismo e si trasforma nell’Evento.
         Penso alle prime giornate calde, all’afa che sale nel pomeriggio, quando l’aria comincia ad incollarsi sulla pelle del viso, sulle braccia. Penso alla notte, alle nuvole che si addensano e si accumulano fino a sciogliersi nella pioggia. Nello scroscio improvviso, quello che frantuma il silenzio senza dirti da dove arriva. Discende e basta, come JHWH che cavalca le nubi. Forse giunge da oriente, ma è una supposizione.
         La frescura che esala dal suolo bagnato ha un suo profumo, la terra umida una sua fragranza. Colui che impara a godere di questo, gusta la gioia della presenza di Dio, la sua Shekinà, negli attimi che segnano le occasioni disseminate nel quotidiano.

         Il grano è alto, maturo, pronto per la mietitura che ancora non avviene. Tutto viene rinviato ad un dopo, mentre ora, nell’istante si schiude una sospensione nello scorrere del tempo.
         Quanto è delicato uno spruzzo? Quanto deve essere allenato un occhio umano per cogliere la simmetrica bellezza di una miriade di goccioline aggrappate agli steli del grano? Lo spruzzo non viene asperso sulle spighe, ma sugli steli. Sotto. In basso, dove i raggi del sole filtrano nella penombra, dove le zolle ancora trattengono l’umidore della notte. Lo stelo sorregge la spiga rigogliosa di chicchi, veicola dalle radici la linfa, nutre senza trattenere se non quanto basta per irrorare le fibre che devono sorreggere il peso del frutto.
         Quali immagini sublimi. L’acqua è la Parola di Dio, la sua Legge, la giustizia dell’Amore. Il grano, i chicchi maturi e dorati, i frutti che godono della Luce del Sole che sorge. Io sono l’umile stelo che per vocazione veicola la linfa preziosa che attingo attraverso le radici. Nulla mi appartiene. Sono uno stelo, uno strumento. Eppure, quale gioia se comprendo che il grano, il frutto della conversione, è per tutti, in abbondanza e senza distinzioni.
         Devo farmi stelo e riconoscermi tale se desidero godere degli spruzzi rigeneranti. Stelo che conoscerà la falce, certo, ma spero consapevole del servizio che avrò tentato di donare alla spiga gonfia di Vita.


4 commenti:

  1. Un post bellissimo per i meravigliosi spunti di riflessioni che offre.
    Questa frase la voglio far mia: " Devo farmi stelo e riconoscermi tale se desidero godere degli spruzzi rigeneranti. Stelo che conoscerà la falce, certo, ma spero consapevole del servizio che avrò tentato di donare alla spiga gonfia di Vita".
    Grazie.
    Buona domenica.
    sinforosa

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  2. concordo con Sinforosa: splendida meditazione Massimo!!!
    Grazie

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