Il sacro, come
spazio dell’oltre, come il confine posto all’interno della quotidianità dove
rintracciare sé stessi e lasciare che la rivelazione parli indicando il sentiero
nella radura. Separazione, certo, nell’economia dell’attimo sacro, ma ritorno
nell’al di qua, dove le indicazioni sono necessarie per non smarrire l’orientamento. Argomentando secondo questa prospettiva, dovremmo giungere alla comprensione che ogni individuo può
assurgere alla giusta pretesa d’essere riconosciuto come spazio sacro ed
inviolabile: così, il mondo, comincerebbe a cambiare.
già potrebbe cambiare...
RispondiEliminaPer me é già un assioma, meglio, un principio etico, il fatto che la singola persona sia spazio sacro ed inviolabile!
RispondiEliminaD'accordo con te. Imperativo categorico.
Eliminasplendida riflessione!!!
RispondiEliminaChi è il filosofo?
Senza troppe pretese: il sottoscritto!
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