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immagine dal web (protesta!) |
Le esperienze che si vivono
da insegnanti, quando ci mettiamo la giusta attitudine, possono essere umanamente
straordinarie (senza retorica).
In un momento di grave crisi
come quello che siamo costretti a vivere, non è detto che le idee più
stimolanti non possano arrivare dalla fantasia dei ragazzi.
Ammettiamolo! Le nostre
classi sono sempre più difficili. La disciplina sembra essere stata dimenticata
come l’idea di educazione. La didattica messa da parte, sostituita da una
valanga di progetti spesso inutili e onerosi in materia di tempo e risorse.
La strutture scolastiche sono
fatiscenti (e non solo al Sud). Gli arredi scolastici inadeguati. In una mia
classe, alunni di seconda media, alcuni alti e corpulenti, sono costretti in
banchi da scuola primaria inadatti per ogni tipo di attività (sulla stessa
superficie affrontano il lavoro su tavole di arte e tecnica con risultati
facilmente immaginabili). Altro? Il caldo infernale a causa di un impianto di
riscaldamento desueto e ingestibile che divora metri cubi di gas metano senza
un minimo criterio e razionalità nei consumi (poi educhiamo al risparmio!). Anche
con nebbia e galaverna, fin dalle otto del mattino siamo costretti ad aprire le
finestre per dare sollievo agli alunni, obbligati a rimanere in maglietta a
maniche corte, oltre che ingollare litri d’acqua per placare l’arsura.
Con ambienti del genere, i
soliti colleghi illuminati, sono convinti di ottenere il meglio! Per questo a
scuola sei ore filate.
Ma loro, i ragazzi, che
scuola vorrebbero?
Talvolta mi capita, lo
confesso, di seguire l’ispirazione e catturare l’attimo.
Proprio ieri, venerdì 8 marzo
(sic!), all’ultima ora (13-14!!!), in una seconda particolarmente vivace, il
dibattito si è focalizzato sulla questione scuola. Non è un paradosso. Siamo
partiti dall’idea di comunità. Cos’è? Quali sono le sue dinamiche?
Questa seconda è una classe
che fa gruppo (lo sanno e ci marciano). Una classe che, se non tenuta, deborda
in un rumore infernale (casino, come dicono loro). Ma se guidata, stupisce!
“La comunità è un luogo
dove ti senti accolto!” La risposta
di Asia. Un risveglio, per me, queste parole.
Loro sanno quello che
vogliono, allora. Una scuola dove puoi stare bene. Dove alunni e docenti sono
una comunità educativa e formativa. Dove le responsabilità vengono condivise
nell’ottica di un bene comune in grado di far crescere ognuno secondo le
proprie caratteristiche umane e potenzialità intellettuali.
Invece gli propiniamo modelli
scolastici dove si parla solo di valutazione, dove si esercita il potere del
voto in maniera ottusa, dove si riempiono i registri con romanzi di note senza
sapere che quello che conta, nella correzione, è il saper costruire una
relazione con i ragazzi, prima di bastonarli duramente con provvedimenti alla
Pinocchio. Per non parlare del bullismo…Un fenomeno che ha contagiato anche
qualche collega idiota!
Vorrebbero una scuola agile,
dove sono gli alunni a cambiare classe e non gli insegnanti costretti a odissee
quotidiane. L’aula di scienze dove il docente ti attende con tutto quanto
necessita per la lezione. Dove il prof può lasciare il suo materiale evitando i
cassetti loculi dove infiliamo di tutto e di più così che, quando arrivi a
giugno, esplodono.
L’aula di lettere! Libri,
anche se sembrano fuori moda. I Pc, le Lim, va bene! L’aula per le materie
artistiche: grandi banchi, gli immancabili lavandini per sciacquare pennelli e
piattini vari, lavarsi le mani dopo avere usato carboncini e tempere. Invece…Già
detto e scritto: lo sfacelo.
Un luogo che accoglie,
piuttosto che il mal di pancia quotidiano quando sai che devi affrontare lo
spauracchio di chi ha poca dimestichezza con la responsabilità di ritrovarsi in
cattedra. E credetemi…I concorsoni (ma non li avevamo aboliti?) non risolveranno nulla,
anzi…Metteranno in cattedra personaggi che con la scuola non hanno nulla da
spartire!
Una comunità. Ecco cosa
suggeriscono i nostri alunni. Regole poche e chiare, non un ginepraio di norme.
Sostegno e risorse, dove le eccellenze non discriminano, ma liberano quello che
necessita per il recupero delle carenze.
Un sogno?
No! Un cantiere da aprire.