sabato 25 febbraio 2012

Per non dimenticare le emozioni

...capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi...emozioni...
(Lucio Battisti)



L’emozione dell’attimo, quella che stende perché
immune alle doppiezze della mente: questa emozione,
scandita da un cuore impazzito e dal fuoco che brucia
di vita e che ti getta nelle radure dell’essere, dove
le dita rosee dell’aurora indagano con pudore nel folto
indicando sentieri poco battuti sui quali autunni ed inverni
hanno scaricato l’ignavia del non voler scegliere…
questa l’emozione che vorrei narrare!



Non sono caduto nell'inghippo della contraddizione (tautologia?). Il pensiero è un universo regolato da dinamiche spesso avulse alla rigidezza con la quale siamo invitati a vivere la quotidianità. Questo accade, inoltre, perché della ragione ci ostiniamo a fornire sempre e solo un'immagine fredda e da laboratorio:in vitro (l'immagine che fa comodo) .

Quel capire tu non puoi mi ha sempre intrigato. Come? Ecco la vexata quaestio.

Cominciamo.
Come mettere in relazione emozioni e pensiero?
L'universo delle emozioni è una dimensione troppo spesso confinata nel limbo del privato, quando ancora esiste, visto la tendenza a voler conformare la vita delle persone ad un modello stereotipato di superficialità e banalità di chiara matrice populista (non popolare in quanto questa definizione possiede sempre una compromissione con culture e tradizioni che si vorrebbero estromettere dall'agone esistenziale per meglio uniformare, rinunciando alla ricchezza della diversità).
L'emozione è quella vibrazione profonda che mi getta nella vita. Un'energia, anche se impropriamente definita, in grado di rompere gli schemi della personalità precostituita (chiusure e rigidezze) per dare libero spazio all'individualità che si dovrebbe far crescere.
Mi rendo conto di essere già andato oltre i confini della consuetudine, ma desidero proseguire.
Generalmente, nei confronti delle emozioni nutriamo sempre una reverenziale paura. Lo affermo per esperienza personale e non sfruttando le comodità offerte dalla chiacchiera così come dal si pensa, si dice, mi piace, non mi piace. Lo affermo, dunque, sulla base fornitami dall'oggettività dell'esperienza, quella ricercata e sperimentata.
Che bello, allora, provare il gusto dell'essere portati fuori strada laddove solo le radure si aprono alla nostra visione ed i sentieri sono meno battuti. Certo, questo modo di scorgere la vita nella sua nudità evoca il pudore, la prudenza, senza nulla levare alla meraviglia della scoperta interiore.

Allora? Capire tu non puoi?
Una chiave per dischiudere (è sempre imprudente forzare sulle questioni). 
Capire, da càpere (latino), kaptèin (greco): parto dal greco: prendere. L'emozione non la posso capire nel senso che non la posso trattenere, prendendola, appropriandomene. La posso condividere, se ne sono in grado. Se l'emozione è vita, forza, Eros (seguendo i greci), non mi appartiene, come non mi appartiene l'Essere. Lo stare accanto all'Essere, nella consapevolezza di questo mistero, evoca quella meraviglia provocata e nutrita dalle emozioni.
Non ho chiuso il cerchio, assolutamente, ho solo cercato di districare il groviglio dei troppi pregiudizi che intoppano il comune modo di vedere.

Mi rendo conto di quanti echi letterari e filosofici ho tirato in gioco. Altrettanti sono i grazie.
A Frost, per le indicazioni pionieristiche (seguire sempre sentieri meno battuti!). 
Martin Heidegger, camminatore lungo sentieri interrotti e scopritore di radure. 
Un chansonnier: Lucio Battisti, per tutte le emozioni che ancora ci aiuta ad evocare (bello mettere assieme filosofi, cantanti e poeti!), evitando di guidare coi fari spenti della ragione (quella autentica).







17 commenti:

  1. Un'emozione anche se condivisa, non potrà mai generare negli altri lo stesso grado di intensità che ha gettato te fuori strada, nella radura.
    Ognuno 'sente' a suo modo.
    Cristiana

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  2. È così piacevole lasciarci trasportare dall'emozione di un attimo, quando non riesci a capire che cosa sta succedendo dentro di te e ti senti vivo, anche solo per un secondo, ma ti senti vivo.
    Hai spezzato inconsciamente quegli schemi di forzate chiusure dettate da pregiudizi esistenziali e godi di quelle vibrazioni che nessuno può capire.
    Però è vero che passasto l'attimo, hai paura del tuo stesso pensiero e torni nel limbo del tuo sé.

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  3. Ho letto con viva attenzione questa breve ma densa analisi sulle emozioni, e voglio farti i complimenti: davvero una lettura interessante, che è sì ricca di echi letterari e filosofici, ma si sa anche far leggere e capire senza difficoltà...

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    1. Ti ringrazio per l'attenzione prestata. Farò tesoro di quanto affermi: la chiarezza, nella scrittura, è fondamentale!
      Buona serata.

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  4. Ottima e dotta ricostruzione, che, penso, confermi bene quella sagace intuizione poetica!

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  5. L'Emozione per me, è la percezione senza corpo che Ti permette di Vivere, e,se fortunato, Condividere istanti, in cui Ti senti parte di quest'universo..
    non solo spettatore , ma protagonista, che non teme critica e giudizio...perchè si spoglia dai preconcetti...ignaro di cosa accadrà poi...
    ed è così che crea da sè l'opportunità di un Vissuto, che diverrà arricchimento personale e renderà il divenire "meritevole d'essere Vissuto"...
    siano giorni gentili per Te..
    un caro saluto..
    dandelìon

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  6. Ieri ho provato forti emozioni per il calore avvertito...degli amici.

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  7. La canzone di Battisti mi raffiora da sempre nella mente facendomi pensare, così come il testo " collina dei ciliegi."
    molto interessante ciò che hai scritto e che rileggerò centellinando ogni frase ed ogni concetto e quesito da te proposto.
    Non siamo infatti in grado di lasciarci andare alle emozioni, quelle autentiche che nascono dalla nostra essenza, il nostro essere più profondo. per poterlo fare bisognerebbe a volte disancorarsi dalla realtà e volare liberi proiettandosi verso quell'infinito spazio libero da schemi prestabiliti.
    Quindi mi ricongiungo al tuo ragionamento, bisogna saper percorre sentieri meno battuti e scoprire nuove radure dove lanciarsi di corsa senza temere i rapaci che potrebbero afferrare noi piccoli animali della foresta, perchè lo spazio per le emozioni è una gradissima distesa mai del tutto esplorata e ricca di vita in ogni senso, anzi, nell'emozione risiede la vita.

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    1. Hai colto a fondo lo spirito di quanto ho voluto scrivere, accennando, naturalmente. Hai ragione quando scrivi che "non siamo in grado" di vivere l'emozione per quello che è. Esserne consapevoli è l'inizio della ricerca.
      Buona giornata.

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  8. accidenti quante riflessioni scaturiscono da questo post. Lo dovrò rileggere con calma. Se ti va passa a trovarmi.

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  9. Massimo, questa volta ci hai stesi con le tue parole. All'inizio credevo fosse un panegirico su Battisti, ma poi ho capito che le parole della sua canzone erano solo un pretesto per una discussione molto più ampia, ma difficile. Io però non me la sento, per avere un'emozione, di correre a fari spenti nella notte .... per vedere se è poi è tanto difficile morire. Guardo mia moglie e le emozioni arrivano da sole. Ciao, aspetto con ansia il prossimo post filosofico. Un caro saluto.

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    1. Nemmeno io guido a fari spenti! Le emozioni, come te, se posso le condivido con mia moglie.
      Buona notte.

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  10. l'emozione è una delle poche cose che non riusciranno a toglierci.

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    1. Ed è la cosa che maggiormente li farà incazzare!!!! Non si potrà mai tassare la libertà.

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  11. L’ emozione, trova sicuramente la sua etimologia dal latino emovere, muovere, trasportare fuori, investire col moto, l’ anima il corpo umano. L’ emozione, ci investe, ci travolge col suo impeto, come il soffio del vento piega le chiome degli alberi, come l’ onda del mare violenta la battigia.
    L’emozione nella maggior parte dei casi proviene dall’ esterno e arriva al nostro interno, ci trafigge, con l’intensità simile o uguale a quella con cui veniamo trafitti dalle frecce di Cupido. Nondimeno, dalle emozioni nate sotto il segno di Cupido, sboccia l’ Amore.
    Ultima considerazione, molto azzardata. Ho appena detto che l’ etimo nasce dal latino emovere, ma si potrebbe anche azzardare che, eme, dal greco, genera la parola sangue.
    Quindi il sangue, linfa vitale. Dunque l’ emozione è vita!
    Ciao

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  12. L’ emozione, trova sicuramente la sua etimologia dal latino emovere, muovere, trasportare fuori, investire col moto, l’ anima il corpo umano. L’ emozione, ci investe, ci travolge col suo impeto, come il soffio del vento piega le chiome degli alberi, come l’ onda del mare violenta la battigia.
    L’emozione nella maggior parte dei casi proviene dall’ esterno e arriva al nostro interno, ci trafigge, con l’intensità simile o uguale a quella con cui veniamo trafitti dalle frecce di Cupido. Nondimeno, dalle emozioni nate sotto il segno di Cupido, sboccia l’ Amore.
    Ultima considerazione, molto azzardata. Ho appena detto che l’ etimo nasce dal latino emovere, ma si potrebbe anche azzardare che, eme, dal greco, genera la parola sangue.
    Quindi il sangue, linfa vitale. Dunque l’ emozione è vita!
    Ciao

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