venerdì 18 novembre 2022

Scrittura, preghiera e difficoltà

Un cristianesimo in difficoltà (e quale non lo è? È anche vero che quello della nostra Europa odierna sta peggio di altri) ha innanzitutto il bisogno di reimparare a pregare.

Fulvio Ferrario, introduzione a ‘La passione della parola Dio’ di Kurt Marti

Come si re-impara a pregare? Tornando alla fonte della Scrittura, questo è ovvio, ma non scontato perché nella preghiera mettiamo una creatività troppe volte fuori controllo. Ma chi deve re-imparare vuol dire che aveva prima imparato e poi dimenticato o messo da parte, oppure rinnegato. E se la particella re vuol indicare una condizione originaria dove e quando la preghiera non è solo un balbettare parole, ma un contemplare vivo e pieno in sé stessi, negli altri e nel creato? 

Mi verrebbe da aggiungere che la preghiera è poesia, ma non vorrei essere frainteso perché la parola poesia è troppo spesso caricata da significati e aspettative che, malgrado le buone premesse, quasi sempre arrivano a deludere. Dunque? La preghiera dovrebbe riuscire a dire la bellezza della fede, ma anche questo è un problema: procedendo secondo una simile prospettiva il rischio è quello di ridurre la fede ad un fatto estetico svuotando e la fede e il fatto estetico della loro complessità.

Fulvio Ferrario, introducendo alla raccolta di poesie/preghiere di Kurt Marti La passione della parola Dio[1], afferma senza troppa retorica che il cristianesimo è in difficoltà. Non posso dargli torto. Di questa verità non mi stupisco più. Fin dalla sua origine, dalla nascita di Gesù di Nazareth, e prima ancora che cominciasse a predicare il Regno dei Cieli,  il rischio di cadere vittima di una inutile strage ha immediatamente compromesso la tranquillità della sua infanzia facendo di Lui un sopravvissuto e un esule (come Mosè). Non oso troppo se sostengo che il cristianesimo è un’arte della sopravvivenza nelle difficoltà che questo mondo inscena per allontanarmi da ogni forma di attenzione e raccoglimento, dunque di preghiera e desiderio di tornare alle origini che altro non sono che il compimento nell’eterno di passato, presente e futuro.

La poesia può giungere a questa sintesi vitale dentro quella che è un’esplosione di vita, un fluire dell’amore. Ma lo fa con discrezione, nell’intimo, perché ogni parola deve essere assaporata, deglutita, digerita, scomposta nelle sue essenze etimologiche, ascoltata mentre la si legge e soprattutto, detta a voce alta: recitata. Si, declamata o, se si preferisce dato che il gesto poetico è un atto liturgico, proclamata. E dopo, quando l’eco delle parole si sarà spento, gustare il silenzio del ri-cordo perché ri-cordare è ritornare nel profondo del cuore. La condizione del silenzio ha un suo fascino e, paradossalmente, non si può fare esperienza della preghiera senza assaporarne la sconcertante altezza, profondità e larghezza del la poesia che ne scaturisce come per miracolo.

Nella Baghavad-Gita 13, 10 viene detto del disgusto per i luoghi troppo frequentati come un segno che evidenzia la chiamata a compiere un cammino di totale conversione. La preghiera, quella autentica è una condizione di raccoglimento e silenzio, un allontanamento dal rumore, uno sforzo e non un invito alla distrazione con una ripetizione compulsiva e vuota di formule che spesso non sono nemmeno comprese. La poesia della preghiera, anche quando ruvida come quella propria di Kurt Marti, deve produrre, comporre una condizione attraverso la quale maturare nella ricerca della fede. Deve richiamare, questo è il significato etimologico del verbo re-citare, la fonte della Parola di Dio per scoprire che nella Bibbia abbiamo esempi alti di poesia poco considerati.

Agendo secondo questo registro, nella ripetizione di un gesto ed un detto, si riempie di ricordo la vita, la si recita, la si proclama e nell’equilibrio di pace che scaturisce, anche se appena percepito, si sopravvive nella difficoltà perché è dentro la selva di incertezze che si comincia a scorgere la certezza dell’esperienza di fede.

 

 

 



[1]Kurt Marti, La passione della parola Dio, Claudiana, Torino 2014

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