sabato 10 marzo 2012

Giardinaggio e poesia (un elzeviro)

Immagine dal Web

Per uno come me che passa ore tra libri e cartacce varie (mie e non solo, quando ti ritrovi pacchi di verifiche da correggere umide d'adolescenziali gemiti), scendere in giardino e lavorare non è proprio una consuetudine. Quando accade è un miracolo, il brillare di un attimo.
Terra e poesia? Terra e poesia, appunto. La terra, per estensione il giardino (Eden e derivati) rappresenta la dimensione del lavoro per eccellenza, la cura applicata al concreto. L'impegno dell'origine (quando ancora il tempo sembrava scorrere lento), ancorato a quell'idea di custodia che intriga sempre così tanto.
Poi vennero i greci con la loro idea di poiein, inaugurando l'era del produrre, suggerendo che la poesia non è affatto un'occupazione per educande, ma un serio impegno, un faticare continuo alla ricerca di quelle risposte che così tanto ancora oggi scuotono. Esiodo fu in primis pastore poi poeta delle origini mitiche, laddove cantò del tremendo impasto di carne, sangue, viscere ed elementi che portò dal caos alla generazione degli dei. Leggere la Teogonia è come tentare di sfoltire un cespuglio cisposo ed irto di spine cresciuto troppo. Quando il groviglio cede all'educazione imposto dalla mano umana, è allora che scopri le gemme spingere tenere propaggini di primavera. Anche il poeta deve sforbiciare inutili fronzoli linguistici (e con quale immane fatica) o riconoscere la scarna armonia dei versi intessuti.
Come corro! Ieri ho smosso l'universo mondo ed oggi rimangono cumuli di rami foglie ed altro da smaltire.
Non l'ho scritto sopra? Prendersi cura: anche questo è fare poesia, produrre.

17 commenti:

  1. Ciao! Perdona il mio ritardo ma non sono riuscita a vedere i tuoi link finché non sono entrata nel blog di Kylie.. scusami ancora. Sono contenta che mi segui, io farò altrettanto!
    A presto..Sibilla

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  2. Terra e poesia, prendersi cura ...
    Mi piace molto il tuo scritto, Massimo. Ne condivido la scrittura e il contenuto.
    Grazie e buon sabato!
    Lara

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  3. Terra e poesia, prendersi cura ...
    Mi piace molto il tuo scritto, Massimo. Ne condivido la scrittura e il contenuto.
    Grazie e buon sabato!
    Lara

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  4. Sono d'accordo nel ritenere che fare poesia è un impegno gravoso. Certo, il poiein, significa proprio costruire, come ben dici produrre. Per costruire, ci vuole una tecnica, la technè, che non è semplice raggiungere. Sono un pò meno d' accordo sul fatto, che la poesia possa dare delle risposte. Forse, secondo me, può essere portatrici di proposte. Proposte che miracolosamente e misteriosamente possano dare sollievo all' anima.
    Ciao

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    1. Si, forse non sono stato chiaro affermando che la poesia "da risposte". Vorrei essere più preciso. Piuttosto che rispondere, indica. Tu dici propone, mette davanti. Indicare, anche se è più pregnante.

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  5. Tranquillo. Anch'io, non mi sono spiegato bene. Intendo dire che oltre alla tecnica, il poeta deve avvertire quel senso di divina possessione, diciamo pure ispirazione o daimon creativo, per creare qualcosa di bello, che conquista e letizia l' anima dell' utilizzatore finale. Perciò per fare buona poesia, come ha detto qualcuno, ci vuole certamente l' ispirazione ma anche molta traspirazione

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    1. Terrò presente quello che hai scritto. Mi fa piacere questo scambio di vedute, aiuta a guardare oltre il proprio orticello.

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  6. Direi che l'artista é tale, proprio perché sa anche faticare!

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  7. Se ci impegnassimo un po' di più a sfoltire e poi smaltire rami e foglie interiori non proprio essenziali...

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  8. lo sfoltimento, che sia di rami o di parole, riconduce all'essenza.

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  9. Mi viene in mente una frase del poeta Kenneth White
    "I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio universo"
    Ha scritto questi versi:"Not a Four -Star Hotel"
    Sardine e riso
    riso e sardine

    e un pomodoro rosso

    riso e sardine
    sardine e riso

    e un pomodoro rosso-

    Eliminizione del superfluo forse?
    Quando il mio giardino in autunno viene ripulito da tutto il superfluo in primavera rinasce puntulamnete rigoglioso, così dovrebbe essere per la nostra anima, spirito, intelletto.
    Grazie di esserci nel mondo dei blog, sei stupefacente.
    Buona domenica

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  10. Purtroppo è il lettore che fatica maggiormente a leggere le poesie, piuttosto che il poeta a scriverle.
    Specialmente oggi, in tempi moderni, si tende a leggere giornali di gossip, preferiti ad un libro di poesie.
    Però è anche vero che il poeta fatichi a trasformare in versi ciò che proviene dal suo cuore... elabora, sfoltisce, ricompone, fino a che poi possa ammirare il suo giardino fiorito, rifinito con cura.

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  11. Io non pratico giardinaggio, preferisco i fiori spontanei, specie quelli di montagna, ma sono arcid'accordo sull'immagine del poeta-giardiniere, come scrivo nella mia poesia "Il mio giardino" (ma non avevo ancora scoperto il tuo blog, quando l'ho scritta!)

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