martedì 3 marzo 2015

Laudi del tempo ordinario


LAUDA PRIMA


1
            Nulla ha senso, sembrano dire i poeti pazzi di naufragio e allora giù che strimpellano filippiche contro l’universo mondo, la cancrena sociale, la ruggine delle ossa fradice di metanolo. La grande mescita è cominciata da tempo, ma le botti sono marce e per riempirle non bastano più gli inganni dei bottegai.

2
            Per non pensare al peggio metto fine ad ogni controversa elucubrazione e lavo la tazzina del caffè (panta rei in questa domenica mattina). Scopro che dentro non c’è il fondo, quello che le comari prese dalla mania aruspicina banfano di saper leggere. Dentro l’acqua scivola fredda tra le dita. Sorrido pensando alla fuggevolezza del liquido che scorre. Il solito poeta ci leggerebbe la metafora della vita che sfugge intonando il peana antico che conduca alla fottitura della noia. Io no. Ho smesso da tempo di fare l’aruspice casalingo con pentole, casseruola e avanzi bisunti come mappe da decrittare.

3
            Vivo la condanna di chi vuol ghermire l’attimo benedicendo la vergine custode di tanta sfida. Quello che conta è il gesto, il retrogusto del caffè, il piacere della domenica altro che tristezza e noia che recheran le ore. Domani sarà tardi. Il caffè avrà il sapore d’una broda incolore. Certo tu sarai ancora qui, pitonessa con gli occhi sigillati dal sonno, materializzi lari e penati oltre le spire vaporose del the…come si scivola lontano quando un biscotto tira l’altro. Il resto sono rotismi da rigattieri.

4
            Si sa che l’uomo vende quello che non possiede…






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