Le esigenze del Regno e la dimensione della vocazione (provocazioni)
Le esigenze del Regno, solo se ci si ferma
ad una lettura superficiale sembrano rinviare alla fretta e, di conseguenza, al
rischio di cadere nell’approssimazione e nella disattenzione. Nulla di più
sbagliato.
Perché subito? Con questo avverbio di
tempo che cosa mi vuole suggerire l’evangelista?
Subito, dal latino subitus, participio passato di sub-ire,
andare sotto, sottostare, ma anche sopraggiungere. Come avverbio latino,
d’improvviso.
Un’occasione deve essere colta (accolta)
senza indugio alcuno. Non posso pensarci sopra troppo. Il rischio sarebbe
quello di rimanere prigionieri di un’immaginazione non genuina.
Se l’occasione mi sollecita destandomi
improvvisamente, subitus (è lo scopo
delle parabole, quello di creare uno stupore forte fino al punto di provocare
uno shock) devo seguire la libertà istintuale, una condizione che
inviterebbe nell’immediato a fare spazio per accogliere.
Desidero andare oltre. La vocazione per il Regno immette nella dimensione dell’eterno presente dunque nella condizione di fare. Davanti a questa oggettività non esiste attaccamento che possa reggere (reti, barche, impresa, profitti, greggi, affetti, perfino pericoli, quelli ai quali si espose Maria seguendo la via alta dei monti per raggiungere la parente Elisabetta). Tutto si riassume nel sopraggiungere del nuovo e di fronte alla novità occorre maturare un’apertura feconda e genuina.
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