immagine dal web |
Come dire, quando ebbro d’ogni
cosa
e dove, così che rincorro
fantasmi spenti
d’inutile spreco.“Che la festa
cominci!”
l’urlo che sbriciola l’erebo
etilico
del silenzio contratto in postulati
d’inganni.
Sull’abaco il computo degli anni ritorna,
prova del nove, catodica
disillusione
che determina onirico hobbismo
di massa.
Giace bellezza confusa, esausta
di bagni
e defilè su passerelle laccate di nulla.
Ridda di parvenze, su specchi
ustori
che avvampano insani svolazzi
retorici
e incinerano vite vissute in
emotivi coaguli.
Cosa farò, se non cantare il buio
triste
dei crocicchi solitari, il bitume
fangoso
di scroscio acido, le foglie
morte e sole
sui sepolcri grigi, le insegne
divelte?
Oltre, s’apre il tempo prima del
tempo,
l’opportuno memento, il
singulto del vuoto,
l’ascetica distanza, l’arcaico
armonico mantra.
Io affronto l'iconostasi con la coscienza che essa è un orpello umano, viene dopo la complessa unità del mondo, è aggiunta, qualunque sia il motivo del gesto.
RispondiEliminaDentro il proprio histemi, naturalmente collocato per un flusso del quale noi abbiamo dimenticato il linguaggio, non ci sono obblighi di pareti divisorie, di confini precisi e insuperabili. Rientriamo nel presbiterio portandoci appresso il senso della navata, cambierà anche il nostro modo di far poesia.
Le tue poesie aprono o meglio allargano il cuore a una consapevolezza di esistere a una volontà di esserci nonostante tutto...e allora si grida a qualcuno e la risposta non arriva o forse arriva anche così: "l’arcaico armonico mantra" e tutto intorno ha pace.
RispondiEliminaImpressionante, icastica selezione di parole, atte a esprimere al meglio il tuo pessimismo così ricco di simboli!
RispondiElimina