Davanti i monti,
la fredda bellezza
di gennaio e la
neve alta e lontana.
Una campagna
pallida di nebbia
attorno
inghiotte ogni dimensione.
La sospensione
di questa poesia
affogata nel
pianto stona
con la mia
nullità d’uomo.
Ora sento
il silenzio di
Dio. Lo rintraccio
disperso sotto
il peso della sera,
nascosto dal
manto dell’imbrunire.
Cosa centro con
tutto questo?
La vita ancora m’ingarbuglia
dentro
geometrie
ghiacciate, esperimenti
d’ingegneria
sociale, rigorose
mappe sinottiche,
anche se l’Eterno
dilegua liquido
nel divenire.
Un animo inquieto e mai saziato.
RispondiEliminaBuona serata.
sinforosa
Grazie!
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