mercoledì 15 gennaio 2020

Tre canti per Maldoror



Magritte - Maldoror

I

I canti del dolore sono scogli
nella tempesta, ma io non sono uno scoglio,
è sostanza di carne la mia roccia,
per questo soffro colpe che non confesso.
Imploro l’Assoluto esploso, deploro
il vivere smodato e piatto, bieco
tributo pesato con libbre di carne
e mai coniato su insulso metallo.
Maldoror, la tua morte chiama il vino
forte dell’abbandono e nell’esequie,
scellerati intoniamo oscuri salmi,
rigurgiti d’amore e quieta fine,
ma ancora i giovani non si ribellano.


II

Il vento strappa fogli di ricordi
da questo giorno che consuma freddo.
La solitudine pesa nell’aria
mentre aspetto che la Grazia ritorni
in voci aggrovigliate per l’attesa.
Se guardo oltre le palpebre chiuse,
già tutto sembra inutilmente morto
in questa condizione disperata:
lo dico per far si che non ti fermi
sul momento imbevuto di veleno.


III

I cieli sono sbarrati da tempo
e non so quanti evi sono trascorsi
sotto un manto di nuvole assassine.
Passare sembra essere normale sorte,
come rassegnazione insegna quando
la lucidità salda del pensiero
da mare cristallino s’è ormai fatta
torpida come le acque dello Stige.


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