sabato 18 gennaio 2020

Oropa

Non ricordo con precisione, ma l'ultima volta che sono salito al Santuario di Oropa risale a oltre quindici anni fa. Rammento che era estate, di sabato e in occasione di uno dei ritiri mensili della comunità diaconale della Diocesi di Novara. I cortili erano affollati come la Chiesa Vecchia. Il sole era alto. Una luce intensa avvolgeva l'intero complesso e le montagne attorno. Poi i canti durante la messa, l'incontro con il rettore. Il pranzo. Certo, perché si prega assieme, in queste occasioni, ma si condivide anche la tavola nel tentativo di fare umanità anche quando è difficile il solo provarci. Questi sono i ricordi, tra i quali riemergono le parole dette e pregate, i confronti e le aspettative davanti all'incognita del ministero.
Oggi è stato diverso. Diverso sotto ogni aspetto. La luce, ancora, la neve, il freddo pungente, la bellezza delle architetture (che ho gustato nella loro grandiosa bellezza e armonia rammentando quanto la tradizione racconta in merito a piante e misure che richiamerebbero il Tempio di Gerusalemme), le associazioni fluttuanti della mente. Camminando ho ricordato a mia moglie 'Alpi e santuari' di Samuel Butler, le lenzuola stese ad asciugare sul prato, il lavoro delle donne che accudivano i pellegrini in visita al santuario e ho immaginato. Immaginato tanto sperando di portare a casa qualcosa di più sottile assieme alla voglia di raccontarlo. Cercavo da giorni una simile occasione e senza troppe volute retoriche, con un minimo di fatica esistenziale, l'incanto s'è mirabilmente proposto nel silenzio interiore della pace.

Ora, mentre scrivo, avverto ancora la sensazione buona che ci ha accompagnati in questa visita. Sono i particolari a riemergere sempre differenti, ma è su questi che si contrappunta la fuga delle sensazioni, e un santuario mariano, se visitato e scoperto con la giusta disponibilità, schiude al cuore le profondità del trascendente. Come per miracolo si viene a creare una condizione oggettiva ed è quanto basta per far sì che la vita ritrovi un peculiare equilibrio.


Le montagne evocano la verticalità, l'anelito al cielo. I volumi degli edifici la materia colta nel divenire. Il respiro che cattura l'aria leggera dell'altitudine segna il ritmo del cammino che sale. Prima sono le grandi scalinate, La porta scenografica di Juvarra. I giochi dei vuoti e dei pieni indirizzano lo sguardo che tenta sempre di andare oltre i confini disegnati dalle prospettive. Poi è il momento dell'emozione, quella che scuote anche se lieve nel suo pulsare.Affacciarsi al sacello della Madonna Nera ha un suo sapore. 


Ricordo la Santa Casa di Loreto, un breve pellegrinaggio compiuto un pomeriggio d'estate quando assieme a Marco ho lasciato le distrazioni delle spiagge di Porto Recanati per una parentesi di preghiera. Forse tutto ha preso forma durante quei momenti. Potrebbe. In fondo, la vocazione è un addentrarsi nel mistero per  tentare di ascoltare un richiamo che rimane modulato su frequenze lontane dagli affanni della quotidianità. Solo oggi, dopo che lui se ne è andato distaccandosi definitivamente da queste mondo di sofferenza (non a caso la Parola di Dio definisce il nostro pianeta una 'valle di lacrime'), sento quanto l'impegno di pregare io per lui e lui per me ogni sacrosanto giorno, altro non abbia fatto che rinsaldare un legame spirituale che cresce sempre più forte. La comunione dei santi è una possibilità autentica, non una mera illusione. La sua verità si misura con l'umiltà di accogliere su di  le proprie miserie umane, i limiti, le incapacità e tutte le inadeguatezze. E' il timore di Dio che prende forma donando quella libertà che solo il dolore cosciente permette di guadagnare. Pregherò ogni giorno per lui, fino alla fine del mio tempo perché so che lui sta pregando per me, per sempre.

Un cappuccio. Un the. Qualche vezzo. Dopo il freddo e la contemplazione, un minimo di calore. Per me e per Giovanna è un attimo di equilibrio, quello che ci siamo concessi. Breve, d'accordo, ma le misure umane del tempo non contano nell'economia dell'Eterno.

Amen dico tibi: hodie mecum eris in paradiso.




uesta cittàè




2 commenti:

  1. Purtroppo non sono mai stata in questi luoghi di bellezza e di fede, grazie per avermeli fatti conoscere, sebbene in modo virtuale e grazie soprattutto di averci regalato le tue riflessioni di ricerca-fede-preghiera, solo chi ha incontrato personalmente il Signore può scrivere tali riflessioni. Per quanto riguarda la comunione dei santi, in cui credo profondamente, c’è un bell’accenno nel mio libro, un accenno preso da un fatto vero e personale. Buona domenica.
    sinforosa

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    1. Grazie a te per la visita e l 'apprezzamento. Buona domenica. Il tuo libro?

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