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Ferdinando Tartaglia (1916-1988) |
Coprire gli occhi di
foglie…Che bell’immagine! Quali sensazioni. Il verso, così come composto da Ferdinando Tartaglia risuona: io copro i tuoi occhi di foglie.
Un novenario che da solo reggerebbe un’interpretazione ermetica, anche se non
lo permette. Mi ha toccato e devo ammettere che sono pochi i versi degli altri poeti che mi toccano e che, dopo un’esperienza strutturata, li
posso definire con una consumata definizione, dei bei versi. Non mi piace usare queste espressioni, lo ammetto, ma la
lettura dell’antologia Esercizi di Verbo
mi ha fatto scoprire un’autentica selva di componimenti di pregevole fattura e
raffinata ricercatezza. Premetto che si tratta di una lettura alquanto
particolare, forse unica nel suo genere, dato che è stata distillata da una
produzione manoscritta sterminata e mai mostrata a nessuno. Infatti, il lascito
letterario di Tartaglia ammonta a migliaia di fogli manoscritti sui quali
l’autore tornava periodicamente a lavorare esercitandosi,
per l’appunto, nella ricerca poetica così come nella riflessione.
Quello che
posso affermare è che la lettura di questi esercizi
poetici mi ha posto di fronte ad un impegno straordinario, un’ascesi messa in
atto per meglio lottare prima martellando le parole dentro una lingua
ribollente e performante, dopo gridando al mondo l’urgenza della novità.
Una figura interessante
e provocatoria quella di Ferdinando Tartaglia. La figura di un uomo dalle fede rocciosa,
sommersa e d’intelletto arguto, machiavellico che, malgrado la tormentata e tormentosa
vicenda personale e spirituale vissuta rimase sempre e ostinatamente cristiano e cattolico. Come ogni cristiano cattolico di razza sperimentò il fascino perverso e abissale esercitato dal peccato. Bramò come un assetato l'acqua ristoratrice del perdono. Visse la vertigine della salvezza comprendendola quando messo di fronte alla dannazione della visio mortis e alla tragica possibilità di questa.
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