meccanismo (immagine dal web) |
Ieri,
in un post precedente a questo, ho accennato alla questione dell’anima. Un post
filosofico, ma senza troppe pretese teoretiche, perché sono cosciente di
quanto sia difficile cercare di essere chiari nelle idee che espongo e gli
interventi di chi mi legge, sono risultati preziosi oltremisura, per la
prosecuzione di questa trattazione.
Per
questo ho deciso di cominciare con lo sporcare le mani partendo dal basso
delle osservazioni quotidiane. La vita si può cambiare solo dandosi da fare.
Sabato è stata
una giornata terribile! Oggi, a bocce ferme, come si usa dire, faccio ancora fatica
a discernere le dinamiche che mi hanno indotto a vivere male .
Una
debilitazione fisica, lieve, ha finito
per condizionare, e non poco, il mio equilibrio. Oltre a questo dato sostenuto
da una certa oggettività, si sono aggiunti una serie di scorni
famigliari, quelli che mi sono portati in dote, secondo il giudizio di
mia moglie.
Queste
osservazioni per arrivare ad affermare che è stata veramente dura non farsi
portare via completamente e soccombere sotto il peso delle passioni.
Insomma:
e’ stata un’autentica lotta, fino a quando non mi ha attraversato una
folgorazione. Ho sentito tutto il peso esercitato da un mondo ostile. Un senso
di conflagrazione implodente vorticosa e totalizzante, un essere ridotto all’impotenza.
Ma
quanto questa ostilità è frutto di
processi mentali involontari (meccanismi), e quanto determinata da vere e
proprie influenze esteriori?
Ricordo con
estrema precisione come, dove e quando questo streben mi ha posseduto.
Me
ne stavo seduto in auto, fermo in un posteggio in via Gramsci, centro di
Galliate, nell’attesa che mia moglie portasse a termine alcune commissioni.
Dopo
la tempesta, comunque, ho assaporato tutta la dolcezza della libertà prodotta
da questa osservazione.
Se
fossimo veramente esseri programmati? E per che cosa, per quale finalità? Da
chi?
Quanto
impedisce, questo essere programmati, il conseguimento della libertà?
La
programmazione sottintende un meccanismo nel quale siamo incastonati, verità
che solo una forte presa di coscienza può rendere evidente nella consapevolezza
dei propri limiti umani.
Il
mondo come volontà e rappresentazione?
Se
pensando e conseguentemente agendo, cedessi all’inganno della mente?
Primo:
devo comprendere il fatto che mente e ragione non coincidono e che non possono
essere impiegati nella speculazione con valore di sinonimi.
Secondo:
attorno possiamo vivere un mondo che è illusione e che diviene il mondo reale quando sono in grado di
distaccarmi per poterlo osservare, prendendo atto, ma senza cadere nella
trappola del giudizio e così dell’opinabile.
Fare
epochè esistenziale, in poche
parole.
Da
questo punto, l’inizio.