Ebbene si, leggo e faccio poesia!
Qualcuno
potrebbe obbiettare che si tratti
di follia.
Così rispondo io, sopra le spoglie
di questo giorno
compiuto sul rimare ostinato:
forse è immensa
mania per quel demone vetusto che
scrolla
e che a terra ti sbatte se non strepiti
il suono.
Ora mi bastona in testa e tambura
immane contro
le tempie e perquisendo nel
disordine atro
ti comprime sbrindellando quella
proporzione
bugiarda della mente che consegna
al poetare staccato.
Ma ecco l’incanto riuscito. Magia
dei versi
che quietano il tumulto del
diluvio, smorzano
la combustione delle emozioni,
riassettano il talamo
alle passioni. Dunque ho scritto.
E’ tempo
per il silenzio raccolto gemmante
di spore
creative che impillaccherano le
dita. E’ tempo
del medicamento per l’anima,
quell’umano
impiastro per calmare le
contusioni dello spirito
e ridurre le ulcere interiori.
Sarà acciacco
questo, ma percorso d’amore anche
se bislacco.
Bella poesia, Massimo, complimenti, usi anche parole ricercate, ma il tuo ritmo rimane viscerale.
RispondiEliminaBisogna sempre in qualche modo giustificarsi quando si scrivono poesie. Gozzano in un suo verso affermava di vergognarsi di essere poeta. Quanto avrebbe voluto che il suo demone si spegnesse, cosicché egli potesse infine riposare in una comune vita borghese, senza l’assillo della forma.
Un saluto.
Bella. Il daimon creativo, che si contorce in mille spire nelle umane viscere del poeta....finchè non trova sfogo e requie sulla pagina bianca come un esorcismo....
RispondiEliminaUn grande percorso sono i tuoi versi.
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