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Le humanae litterae sono un'occupazione che salva quando aiuta a discernere il momento per darsi alla vita attiva da quello del rifugio nell'intimità della contemplazione. Lo riaffermo. L'impegno verso la costante e continua ricerca non disgiunge filosofia e filologia, anzi: aiuta a far si che entrambe compenetrandosi ,vicendevolmente si sostengano. Nulla è fine a sè stesso. Questo vale nei confronti di quello che è l'impegno, civile, di cantare la Verità così come del pensarla.
Un'amica lettrice ha scritto commentando il mio ultimo post (Serventese primo), che è ben accolto l'anelito alla poetica ribellione. Bene! Al lavoro, dunque.
Cosa riduce in nulla l’attesa?
Calma sospesa spinge a disperare
che l’attimo trattenga il
singulto
dell’essere che spasma. Io scrivo
senza pretesa e lode e infamia,
cupe
parole che inghiottono amarezza
esistenziale e rabbiosa
poltiglia.
Poi che accade? Improvviso il miraggio
sbatte grigio sul viso ogni
affanno
che un risucchio di passioni
rimonta
in amorosa marea. Percossa
morte villana e atroce, vinta,
alfine
posso appendere l’arco al cielo
chiaro
di primaverile freddo riverbero.
Rimbaud....ribelli per scelta....poeti per natura.
RispondiEliminaCiao Massimo,grazie per questa lettura,buon fine settimana.
RispondiEliminaSempre più ribelle, eh!!
RispondiEliminaNelle tue poesie ci sono molte verità.
RispondiEliminacerebrale...
RispondiEliminaversi bellissimi, passionali ed intensi, si avverte quasi un'esplosione nell'anima e nell'immaginario si vede un Re oppure un cavaliere, innamorato di una principessa oppure delle sue terre.
RispondiEliminaLa battaglia, per l'amore, la libertà, la vita..ah se l'uomo vivesse secondo un codice d'onore dei cavalieri d'altri tempi, quando tutto era sublime e quando la poetica gridava il suo dolore,e sdegno talvolta, quando la ribellione era concessa, almeno nel canto.
Una ribellione molto bene espressa. Quasi contagiosa...
RispondiEliminaCiao Massimo e grazie.
Lara