Fu sera e fu mattina si può
leggere
nel mito antico e nel tempo
scandito
l'oceano che inghiotte e slava vite
d'ignaro palpito...poi ancora
batto
il barbarico ritmo del richiamo
nel solco d'un giorno qualunque
speso
in faccende di poco spessore e conto.
Che ci faccio adesso, qui, spalmato
nell'attesa che transiti il
banale
che sfoghi il temporale
nell'elettrico
tripudio quando il forte
degl'abbracci
smorza l'ansia dell'essere
all'altezza?
Questo cielo di lana delle Erinni
smunto di lacrime scritto
d'inchiostro
m'invita all'adunanza
dell'occaso.
Basta, m'impongo! Sono ancora
poche
le rondini che venerano guglie
e campanili: devo far memoria
di come sanno trovare l'indizio
per non smarrire la strada di
casa.
:)
RispondiEliminaBravo
Testo intenso ed ermetico, su cui ritornare e meditare... Grazie!
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