sabato 2 agosto 2025

Nel silenzio e nella speranza

                                                                                                                                  

                                                                                                                                   In silentio et in spe

Erit fortitudo vestra

Isaia 30, 15

 

Cosa può accadere di mattino? Non pretendo una risposta. Non posso cadere in questa trappola mentale. L’attimo non ammette la logica, nemmeno quella spicciola. Forse dovrei formulare meglio la domanda: cosa accade di mattino? Non si tratta di una possibilità, dunque di un probabile che potrebbe benissimo rimanere un possibile, dunque in potenza e mai in atto (dove questo avviene come processo non mi metto ad indagarlo ora). Mi rendo conto, se voglio cogliere l’occasione, che altro non mi rimane da fare che raccontare. Ma raccontare in silenzio!

          Le  mie mattinate sono abbastanza regolari, lo riconosco. Per qualcuno potrebbero apparire noiose, magari anche banali, ma non è questo il problema. Lodi, meditazione silenziosa, una veloce colazione e poi il cane da accudire. Cane, cagnolina. Facciamo una passeggiata, la solita, normalmente, anche se di tanto in tanto mi piace variare allungando il tragitto. Questo percorso ha una particolarità: il silenzio. Dopo, il paesaggio che si gode, una vista lunga sulla valle che digrada verso Re e il Gridone a fare da sfondo con i suoi denti rocciosi. Ma non è tutto qui. No. Quello che cattura il mio sguardo è un campo di fiori che costeggio sulla destra. Ve ne sono di ogni tipo: tarassaco, achillea, fiori di san Giovanni…un rigoglio che prende come il profumo che sale dalla terra umida combinando sentori d’ogni genere. Ma non è ancora tutto. Oggi, e sono a quello che accade, nel silenzio della passeggiata, respirando l’aria carica di vita, lo sguardo mi cade su una campanula viola bellissima. Bellissima perché l’unica in quel campo. La guardo. La sfioro cogliendone tutta la delicatezza. Vorrei tanto coglierla, ma non lo faccio. La lascio sentendomi pervadere da un fuggevole senso di beatitudine. Lo stesso accade qualche decina di passi avanti, oggi variando il percorso. Questa volta è una piccola chiocciola appesa ad un muro dove ha trovato l’asciutto dopo la pioggia di questa notte. La sfioro avvertendo un senso di calma, gustando il nulla dell’attimo, sentendo che in tutto questo non trovo un perché, ma il silenzio che dilata il tempo. L’attesa dell’inatteso. La forza della speranza. In che cosa? Potrebbe giustamente domandare qualcuno. Non lo so. Risponderei. Ma è meglio tacere, perché il Chi sopraggiunge sempre in silenzio.

 

Sto qui dove sono e se guardo bene

Non conosco perché di tutto questo

Ogni giorno risorge profumando

Il mondo di vita che la rugiada

 

Imbibisce senza dirne il perché

Si sono ancora qui dopo un respiro

Dopo l’amore della notte lunga

Per gioire d’una chiocciola appesa

 

Al muro nell’attesa di parole

Che il vento canterà senza un perché.

sabato 17 maggio 2025

Materiali poetici

                             Un Tuo battito di ciglia dura la mia vita

E il tempo di creare l’amore che s’incarna:

Io trafitto dall’ardore osservo l’ossessivo

Mutare impermanente che colpisce il mio cuore

 

Il sordido dubbio che con languore richiama                5

All’essere desto per meglio assaporare il vivo

Fremere delle ali della sera che sormonta

Con cristico ritmo nell’incendiato tramonto

lunedì 3 luglio 2023

Vangelo e interiorità 5 - Sentire

 


Quinta tappa del cammino di ricerca e riflessione 'Vangelo e interiorità'. Lo sfondo offerto è sul capitolo 10 del vangelo secondo Matteo.

sabato 24 giugno 2023

Vangelo e interiorità 4 - Vedere


 Quarta tappa del percorso di ricerca 'Vangelo e interiorità'. Mi sono volutamente soffermato sul verbo vedere come punto di partenza per osservarsi e osservare.

venerdì 23 giugno 2023

Sì, è assai complicato


Sì, è assai complicato

Lasciar scorrere, è scacco

Alla ragione, non buon tema,

È scommettere come questa

Poesia che addensa                                             5

Nel pomeriggio afoso

Mentre disciolgono le attese

D’uno sperato temporale

Nella prossima sera.


 

giovedì 22 giugno 2023

Vagabondi del desiderio

Ecco una sfida. Essere vagabondi del desiderio, come ha scritto Michel de Certeau. Espressione suggestiva e stimolante, se mi rendo disponibile alla riflessione e non mi soffermo sulle prime impressioni. I cristiani dovrebbero divenire vagabondi del desiderio. Bello. Il vagabondare permette di vivere senza confini, di assaporare la dimensione planetaria della vita, di sperimentare la libertà nello Spirito. Il pericolo è che potrebbero risuonare come frasi fatte o slogan per vendere una settimana full immersion utile  allo sviluppo del proprio potenziale umano. Il Vagabondo del desiderio per eccellenza, nell’ispirazione di de Certeau, è Gesù di Nazaret. Il Vangelo non ha nulla di commerciale, anche se talvolta lo riduciamo ad una proposta che deve allettare. Non è questione di marketing, e l’ho già anche scritto. Non è nemmeno una proposta, ma uno stile di vita, una chiamata all’impegno del cammino con un riferimento inequivocabile: il Risorto.

Per meglio rendere lo spessore delle affermazioni, rielaboro alcuni spunti tra da un articolo di Christian Bauer pubblicato sul sito Leggere i segni dei tempi curato da don Paolo Zambaldi. De Certeau suggerisce come un vagabondo del desiderio può accompagnare gli altri lungo un cammino di fede. Il vagabondo è mosso da Gesù, ispirato da Lui come guida nella ricerca di una vita buona e positiva educandolo alla bellezza del Vangelo come risorsa che promuove al Bene dell’esistenza in questo mondo. Questa dovrebbe essere pensata come una vera e propria ricerca mistagogica rivolta all’esterno, un cammino di scoperta vocazionale esigente, come esigente dovrà essere la Chiesa dei prossimo anni e una teologia rinnovata nella serietà e nell’impegno.

 

martedì 20 giugno 2023

Anima e smarrimento 1


‘Il mio scopo era quello di presentare la psicologia spirituale come l'elemento che poteva riconciliare, nel nostro tempo e nei nostri luoghi l'opposizione tra Grazia e sforzo personale. Al di là della passività del teismo da una parte, e dell'automanipolazione psicologista dall'altra, esiste l'atto del ricercare. La ricerca, nel vero senso è la proprietà di una parte della mente, del sé, che né la moderna psicologia né la religione istituzionale riconoscono.'

Jacob Needleman, L'anima smarrita, Cens 1988

La citazione di cui sopra l'ho estrapolata da un volume che ritengo fondamentale per la mia biografia spirituale. Il libro ha una sua storia, come oggetto caduto in mio possesso, e venne acquistato mosso dalla dinamica del contagio interiore oltre che stimolato dalla curiosità. Lo vidi nella libreria di una caro amico e compagno di ricerca. Venni sollecitato dal titolo. Lo comperai e lo lessi. Oggi, dopo oltre trent'anni, sono tornato a leggerlo scoprendo intrecci fondamentali per il lavoro su di sé (espressione tecnica che ritrovo anche nell’ebraismo). Il testo venne tradotto e curato dal Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII fondato e diretto da David Maria Turoldo. Lo stesso centro, e casa editrice, hanno pubblicato titoli di Giovanni Vannucci. Padre Vannucci, che sto scoprendo e amando, mi aiuta a camminare lungo i sentieri del lavoro su di sé/ricerca interiore/spirituale e del dialogo interreligioso, poi l'epistolario con Maria di Campello...ma vedremo, dove lo Spirito mi vorrà condurre.

La citazione di Needleman, che va sempre accolta con attenzione al contesto di una trattazione articolata, offre spunti interessanti per le tematiche teologiche, spirituali e filosofiche che sto affrontando durante questi ultimi mesi. E' la scoperta, affascinante del tertium non datur, della possibilità dell'andare oltre, il transito sull’altra sponda alla luce del monismo relativo che sta elaborando padre Paolo Gamberini, con uno sguardo aperto e accogliente sul mondo dell’oriente filosofico dell’advaita vedanta e di Shankara. I nomi che mi ispirano sono molti. Lo ammetto. Primo tra tutti in senso cronologico padre Henri le Saux con un testo sul quale spesso medito e che mi accompagna da anni: Il Padre Nostro, un cammino iniziatico (Servitium). Raimon Panikkar, Jules Monchanin, Bede Griffiths, Thomas Merton (per il dialogo con il buddhismo), senza dimenticare le mie origini, il mio alfa e omega: la Parola Gesù di Nazaret, la Bibbia, il Talmud...a Dio piacendo tornerò sul tema dello smarrimento.