martedì 20 giugno 2023

Anima e smarrimento 1


‘Il mio scopo era quello di presentare la psicologia spirituale come l'elemento che poteva riconciliare, nel nostro tempo e nei nostri luoghi l'opposizione tra Grazia e sforzo personale. Al di là della passività del teismo da una parte, e dell'automanipolazione psicologista dall'altra, esiste l'atto del ricercare. La ricerca, nel vero senso è la proprietà di una parte della mente, del sé, che né la moderna psicologia né la religione istituzionale riconoscono.'

Jacob Needleman, L'anima smarrita, Cens 1988

La citazione di cui sopra l'ho estrapolata da un volume che ritengo fondamentale per la mia biografia spirituale. Il libro ha una sua storia, come oggetto caduto in mio possesso, e venne acquistato mosso dalla dinamica del contagio interiore oltre che stimolato dalla curiosità. Lo vidi nella libreria di una caro amico e compagno di ricerca. Venni sollecitato dal titolo. Lo comperai e lo lessi. Oggi, dopo oltre trent'anni, sono tornato a leggerlo scoprendo intrecci fondamentali per il lavoro su di sé (espressione tecnica che ritrovo anche nell’ebraismo). Il testo venne tradotto e curato dal Centro di Studi Ecumenici Giovanni XXIII fondato e diretto da David Maria Turoldo. Lo stesso centro, e casa editrice, hanno pubblicato titoli di Giovanni Vannucci. Padre Vannucci, che sto scoprendo e amando, mi aiuta a camminare lungo i sentieri del lavoro su di sé/ricerca interiore/spirituale e del dialogo interreligioso, poi l'epistolario con Maria di Campello...ma vedremo, dove lo Spirito mi vorrà condurre.

La citazione di Needleman, che va sempre accolta con attenzione al contesto di una trattazione articolata, offre spunti interessanti per le tematiche teologiche, spirituali e filosofiche che sto affrontando durante questi ultimi mesi. E' la scoperta, affascinante del tertium non datur, della possibilità dell'andare oltre, il transito sull’altra sponda alla luce del monismo relativo che sta elaborando padre Paolo Gamberini, con uno sguardo aperto e accogliente sul mondo dell’oriente filosofico dell’advaita vedanta e di Shankara. I nomi che mi ispirano sono molti. Lo ammetto. Primo tra tutti in senso cronologico padre Henri le Saux con un testo sul quale spesso medito e che mi accompagna da anni: Il Padre Nostro, un cammino iniziatico (Servitium). Raimon Panikkar, Jules Monchanin, Bede Griffiths, Thomas Merton (per il dialogo con il buddhismo), senza dimenticare le mie origini, il mio alfa e omega: la Parola Gesù di Nazaret, la Bibbia, il Talmud...a Dio piacendo tornerò sul tema dello smarrimento.

 


 




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