sabato 22 dicembre 2012

Deserto


Deserto,
spoglio risuona
l’accenno.

Notte,
vulva profonda,
materno l’abbraccio.

Cielo,
antico latte,
sperma

salso,
florido il ventre
disteso.

Lo spirito,
senza tempo
l’atto.

Solitudine
d’abbracci,
carne.

Terra,
figli tratti
da pietre.

Stirpe
eletta,
maledetta

dal mondo.
Massacro
quotidiano.

Collo
alla scure,
macabro

ballo,
rituale d’amore,
solo voce:

e la Parola?
Nel principio
della fine.

venerdì 14 dicembre 2012

Avvento


Il nulla,
il nulla si distende
la neve nel profondo,

ghiaccio l'essere
aggrappato,
poi

il silenzio srotola
bianco
l'inatteso

io sento il sonno
vecchio
secoli di storia

le spalle curve
la volta
le stelle

il blu
che consuma
occhi

vista,
attesa
che riavventa:

cosa? Chi?
Notte nuda
di freddo

denti
che stridono
e qual masso…

Noi
non sappiamo
più stare!

domenica 9 dicembre 2012

Aurora


La notte
ha sgravato
lugubri sogni,

l’aurora
ha segnato (ancora)
la luce che incalza,

a seguito l’alba
nel manto viola
di gelo,

l’immondo
sul mondo
triste singulto,

nel destino
del provvido
l’ancora amica.

Poi via nel giorno,
il daffare
col resto.

domenica 25 novembre 2012

Sulle ultime parole di Ludwig Wittgenstein

Dite a tutti che ho avuto una vita meravigliosa!

Ludwig Wittgenstein immagine dal web)
Quando una vita la posso considerare meravigliosa? Quando cedo al thauma e mi lascio condurre. 
Quando m'immergo nella meraviglia, ovvero: lo stupore, lo sconcerto di fronte alle cose, all'universo mondo, poi  l’orrore per l’ingiustizia. Tutto quanto possiamo cogliere con un solo respiro, anche quanto ci investe opponendosi al nostro faticoso pensare e divenire.

venerdì 23 novembre 2012

Arma virumque cano


Ti attendo.
Buio, di fuori,
finestre chiuse occhi ciechi
nell’intrico di celle
che chiudono l’intimo
della dimora.

Il pio Enea, chissà perché?
Il mare urlante di legni
squassati, l’oscuro metallo.
Meglio le api, per il Poeta,
e a noi cosa rimane,
se non tempo sospeso?

Ricado sul libro
percosso dal ritmo
l’esametro suona
cavalli al galoppo.
Lavinia dai boschi atri,
tu finalmente esci!

I libri dei poeti

libreria - immagine dal web


Perché non si trovano i libri dei poeti?
Perché non fanno mercato, come si dice,
e nelle enormi librerie catene di smontaggio
danno bella mostra quelli dei premiati e vinti.
Se poi li cerchi, le commesse, paludate grazie,
ti guardan storto, quasi fossi cariatide e telamone,
stanco di sgobbare templi che ormai pochi
osano percorrere, perché il silenzio uccide,
se non sei avvezzo all'oracolo che berciando
spasima umane contorsioni d’infinito.

E ancora. Se qualcuno scopre che li leggi, i poeti,
fa la bocca storta quando mancano topten
e cose varie, promozioni per l’estate,
ugge modaiole, il nume del momento
e allora, già lo sai: ubi maior, minor cessat!
Sono troppo bambini, i poeti, lo capisci?
Ancora stupiscono per le burrasche interiori,
anche se l’industria stride nelle orecchie
metallo e fuoco, e gli accordi delle sensazioni
ricercano armonie vive nelle lingue morte.

E allora? Lo share non fa poesia! Impariamolo.
Questo è un mondo che ti massacra, un mondo
Tritacarne che impasta ignavi d’ogni specie
e t’insacca nel cervello quel che devi sapere,
poco, infarcendolo d’illusioni e roba varia.

Il libri dei poeti…forse paglia, carta straccia.
Per non parlar dei libri dei filosofi, quelli
che tutti citano, ma che nessuno legge
poiché postulano lo smazzarsi delle mente,
ma questa è un’altra storia. Senza offesa, gente!

martedì 20 novembre 2012

Sepolcri vuoti...


Sepolcri vuoti sull’orizzonte
disgiunto, bianchi di calce
stringono il mondo ai vivi
coloro che morti smontano
l’impervia scala.

L’angelo frantuma l’indugio,
appiglia la tromba, sbuffa
nell’ottone l’alito dell’origine,
così frana il riparo del nulla
in me, in te, ovunque nell’orbe.

Non so niente dell’immane
boato, di quando il mare abusa
la terra e nella spuma disperde
il seme antico e le secche del cuore
costano albe e tramonti.

Quello che so è scritto sul vento,
sull’acero rosso, nel turbine spento
improvviso che innalza polvere
e nebbia e imbroglia la sera,
quella fatta di poco e d’attesa.

lunedì 19 novembre 2012

Note critiche su "Ex Silentio"

Torno a proporre il mio recente ebook scaricabile liberamente da La Recherche, per chi ancora non avesse approfittato di questa libera opportunità. La rivista on line La Recherche offre competenza e attenzione oltre che un  progetto di editoria elettronica veramente interessante.

Inoltre, segnalo una nota critica firmata da Ettore Fobo che centra appieno i temi trattati attraverso la mia ricerca poetica attraverso una lettura lucida e profonda. Quando il lavoro critico viene svolto con accuratezza e disinteresse, la libertà di interpretazione che ne consegue, riesce a riconoscere la verità che compete ai testi sottoposti ad esame.

L'articolo in questione lo trovate su Strani Giorni, il blog curato dall'autore, fonte di interessanti riflessioni critiche e letterarie degno di tutto rispetto.

sabato 17 novembre 2012

aforisma del sabato (filosofo del secolo scorso)


Anche nella morte che si respira naufraghi dell’illusione, emerge prepotente il richiamo dello Spirito. Questo si manifesta nella fermezza dell’io mi ribello, dunque sono e, conseguentemente lotto.

mercoledì 14 novembre 2012

Ubiquitas

Orta san Giulio (immagine dal web)


Oggi non riesco a leggere poesia!
Ad essere sinceri, non lo faccio tutti i giorni.
Non rileggo sempre nemmeno le mie, poesie.
Cosa strana, quella che mi passa dentro adesso:
rifuggo un mondo per un altro,
smonto piani d’esistenza, analizzo
quanto più possibile. Dopo?
Mi ritrovo con pezzi sparsi ovunque,
annoiato per l’unitile fatica.
Disilluso! Questo con matematica certezza.

Ora cos’accade? Nella miriade di associazioni
che la mente mi combina,
sono ad Orta in piazza Ragazzoni, fermo
a guardare il lago, a bere l’autunno sui monti
sorbendo un cappuccio al tavolino d’un caffè.
Cosa m’importa se l’umidità spessa
m’inzuppa fino alle ossa. L’isola di fronte,
la Madonna del Sasso sopra la sua rupe,
Pella oltre lo specchio d’acque profonde…
sono ovunque, se lo voglio!

sabato 10 novembre 2012

Pazienza



Rintocchi lontani
pestano
l’uggia del presente,

pochi i respiri,
gli affanni,
l’odio inclemente,

mentre lente
scendono
maschere d’indifferenza.

Il gioco della pazienza
richiede attenzione
e costanza.

sabato 3 novembre 2012

2 novembre


Il sole non s’addice
staccato in cielo, oggi:
sgela il cemento

intristisce i fiori
asciuga le cripte
invase dai vivi.

Ovunque il chiasso
sull’oltre schiarito
e dentro sconfesso

ogni mostra del fuori
evitando il decesso
preferendo i bagliori!

venerdì 2 novembre 2012

Cartesio docet!

Il rifiuto della cultura umanistica? Dopo una lettura di Lodoli.

immagine dal web

Non so' perché, ma dopo aver letto questo articolo di Marco Lodoli (qui) ho pensato a Fahrenheit 451. Le giovani generazioni non sanno che cosa farsene di Dante, Petrarca, Raffaello, Giotto, Fellini, Visconti etc...? Rifuggono la filosofia, la storia?
Ai miei tempi non è che fosse diverso e se faccio un veloce conto, nella mia classe delle medie, una volta giunti al termine, quelli che hanno continuato gli studi, si contavano su una mano (eravamo 27, in III nel lontano 1978). E tra noi, quelli bravi, quelli da tutte le scuole, non è che le passioni fossero così accese!
Di Marco Lodoli ho letto qualcosa e non mi sono entusiasmato (come insegnante), ma questo è personale, non conta. Quello che mi preoccupa è la sua drasticità. Non interessa più niente, allora fa schifo! Bruciamolo, buttiamolo in cantina.
L'articolo è interessante, utile per un'indagine di mercato, ma con un limite: l'umano dei giovani, il loro profondo, si contatta solo attraverso quel profondo collettivo che è la cultura, magari smerciandola attraverso altre metodologie.
Ecco perché il film di Truffaut! Anche in un mondo futuribile, possibile, apocalittico, quando i libri (per la gioia di tanti) verranno banditi e bruciati in singolari pubblici autodafè, qualcuno che proverà il prurito della lettura magari mosso solo da superficiale curiosità, aprirà, rischiando la vita, un volume qualsiasi, e comincerà a leggere.
Sopra ho scritto che si tratta di una questione di metodo. Come finisce il film? Ogni persona mette a memoria un libro e si presenta col titolo del libro, stesso, non più impiegando il proprio nome e cognome. Bellissimo! Dietro ogni pagina scritta, si nasconde un essere umano dunque, l'umanità come categoria universale (eccola la filosofia tanto vituperata) e profonda, collettiva. Nei meandri dell'interiorità si nasconde e germina lo spirito, quello che ci contraddistingue nell'universo intero (finale di Intelligenza artificiale di Spielberg), quello che pure i tanto famigerati alieni ci dovrebbero invidiare.
Cosa insegnare a scuola? Raccontare noi stessi, se abbiamo vissuto. Impiegando il filtro dell'esistere. Usando il vaglio della quotidianità, dei problemi e dei drammi non temendo di sbattere contro il tragico del mondo. E dopo, attraverso di noi, spendere quel patrimonio umanizzante che si chiama cultura, attraverso la quale ricercare e rileggere il tempo recuperando il senso laddove rimane possibile.
E' questione di metodo! Cartesio docet.

giovedì 1 novembre 2012

Di sera



- Di nuovo sera! –
sussurra una voce
ancora si spera

e guizza il muscolo
del cuore
poi acqua, rivolo

scroscio d’umore
quando i cieli
smuntano storie

di crepuscoli blandi,
tenerezze molli
paesaggi profondi.

mercoledì 31 ottobre 2012

Pubblicazione e-book "Ex Silentio"




 


Segnalo a tutti i miei lettori, qualora ne fossero interessati, la possibilità di scaricare dai link indicati (qui o qui) il mio e-book di poesia dal titolo "Ex Silentio". L'opera è scaricabile gratuitamente secondo la filosofia dell'Associazione culturale La Recherche.
La silloge propone testi scritti prima del 2012 e composti dopo un lungo lavoro di rilettura e riscrittura. Questo è sufficiente come brevissima introduzione.
Ringraziola redazione di La Recherche per il lavoro svolto ela professionalità dimostrata.

martedì 30 ottobre 2012

Sillogismo

immagine dal web

Il reale è tragico. 
Il mondo è reale,
allora è tragico.

Fosse così semplice!
La realtà è sempre tragica, perchè crea conflitto tra quanto vorrei e non posso prendere, tra quello che mi piace e quello che non mi piace etc...Ma cos'è la realtà, se non il mondo attorno (e dentro), laddove i conflitti si moltiplicano con ritmo esponenziale?

lunedì 29 ottobre 2012

L'anima (aforisma mattutino)

L'anima, imbarazzo per l'intelletto, sfida per la ragione! Eppure, se riuscissimo a spiegarla imprigionandola in un concetto, smetterebbe di essere tale, ovvero: mistero (gehemnis), luce per lo spirito.

domenica 28 ottobre 2012

Rami



Rami sospesi nel vento,
come foglie vanno le parole,
poche,
strappate al silenzio,
perciò vibrano per l’eterno.

Stare,
come gocciole d’umido
che sfuggono sul vetro gelido.

Il dito di dio che scrive su questo
subisso combinando nel caso,
come mostra,
e sotto l’ordito
di linee e curve…

Rami sospesi nel vento.

sabato 27 ottobre 2012

Note di critica poetica

immagine dal web


            Hegel sottolinea la “fatica del concetto”. In risposta, da parte mia, non posso fare altro che affermare la “fatica del verso”.
            Una premessa impegnativa, certo. Ma indispensabile.
            La ricerca poetica è una fatica. Questo per fugare ogni facile scadere nello spontaneismo. Perché questa presa di posizione? Premetto che le mie parole non sono indirizzate come critica contro nessuno anche se, nel web, di poesia bassa e scadente ne gira veramente troppa. I blog letterari affollano internet e gruppi su gruppi si aprono e chiudono con ritmo quotidiano. Vero che tutti hanno diritto d’espressione, questo non toglie che editori e critici debbano imparare a non illudere nessuno. Ritorno allo spontaneismo.
            Come ogni –ismo, siamo di fronte al solito rischio ideologico. La spontaneità non s’accompagna spesso con la verità così come con l’onestà della scrittura. Certo, la freschezza di quanto sorge così, dall’impatto con le sensazioni, non è da condannare, piuttosto da accogliere per venire, nel dopo, riletto nella memoria dell’istante, quando l’emozione vissuta lascia un gusto preciso, un’essenza sulla quale innestare il lavoro poetico.
            Non ho mai accettato lo spontaneismo dei luoghi comuni (e una certa poesia ne è zeppa). Il pensiero poetico non può  e non deve mai essere barattato come un luogo comune. Per questo è necessario restituire la poesia, la letteratura, la critica e la filosofia a coloro che la praticano con consapevolezza e professionalità. Questo dovrebbe strappare chi vive serie intenzioni letterarie al mondo della critica minore, quella malata di provincialismo e campanilismo, magari sostenuta da piccoli editori preoccupati di crearsi una platea esclusiva di autori-fruitori: la vera ricerca espressiva è bisognosa di venire sostenuta  con estrema fiducia. Troppi sedicenti critici, sono spesso incapaci di parlare e scrivere in un buon italiano. La chiarezza espressiva è fondamentale, se ho la pretesa di trasmettere idee alte e la critica è un sistema di idee alte, utili ad un autore per proseguire nella sua ricerca. La farraginosità di troppi giovani critici  si nasconde dietro una miriade di citazioni e un lessico complicato (non complesso!) che arriva a scadere nel “mi piace”. Prima di ogni giudizio, dovremmo vivere l’umiltà dell’essere oggettivi. Questo è un’impresa. Un lavoro.

sabato 13 ottobre 2012

Scripta volant

Mattino d'assurdo sfatto come mondo che sbianca sogni sognati
sarebbe folle non scrivere nulla con mano ferma quando pronta
è l'ardesia sconnessa da giornate di triste abbandono. Pulsa
cuore pensante in questo declinare stanco di forzosi aggettivi
svuotati di senso e di semantiche sensate. Vanno le nuvole alte.
Vanno oltre laddove esuli passi vorrebbero battere la sabbia
umida d'un passato che scivola su orme sbavate dalla notte.
Ecco, allora, che passano le anime.

domenica 30 settembre 2012

Sogni perduti

Robert Musil (immagine dal web)

“Noi abbiamo conquistato la realtà e perduto il sogno”
Robert Musil USQ cap. 11

            Quale guadagno dallo smarrimento del sogno?
            E’ una smarrire o piuttosto, un barattare?
            Se fosse un baratto, un mercimonio insomma, vorrei proprio, una volta fatto i conti della serva, toccare il mio tornaconto, qualora fosse computabile.
            Cosa significa, poi, conquistare la realtà? Forse accorgersi che il mondo fuori è un    gigantesco e mostruoso tritacarne? Cosa potrei mai farmene di una realtà del genere?
            Respondeo. La consapevolezza di dover fuggire al tubo digerente del quotidiano, ben sapendo che i sognatori li hanno sempre fatti fuori.



















Minima moralia


Vita offesa nuda vita ridotta
ammorbata e tradita, fuori.
Dentro s’affatica il pertugio
che getta nella libertà, bianca
luce sul nulla che dico, forse
sogno quando scemano mente
e tresche d’inganno e sere vanno
lucide d’acqua. Ho bisogno
di tutto l’oceano mare profondo
per lavare la colpa, io immondo
d’esistere, desto e senza pudore.

venerdì 28 settembre 2012

Limes


Io, separato dagli altri per un compito,
malato di consapevolezza, studio il mondo
infetto e tutte quelle insidie che bucano
l’attesa del cammino. A quando il tempo
giusto, l’opportunità disvelata nel formicolare
dove l’opera confonde nell’industria?

L’ultima visita al cronicario, dopo il commiato
un cero ai poveri morti, lo sguardo estremo
in cerchio con l’orecchio sordo al clangore:
tutti s’ammazzano! Come possono sentire
dio sopra la sirena cupa dello sterminio?
Sono proprio alla fine, se ho preferito
non portare nulla con me, ma messo a memoria
una sola poesia da intonare lungo il viaggio.

Saranno i passi a decifrare la mappa,
le vie dei canti, laddove tutto ha un’anima,
anche l’insegna arrugginita e divelta dal vento.
Sarò solo?  Con te? Con i figli? La tua, loro libertà
mi preoccupa, ma so che con voi non rimane
che giocare la carta del richiamo alla veglia.


martedì 25 settembre 2012

Bah! del martedì


           Bah! Mi viene da scrivere. Un grugnito che sa di distanze prese, quando non di disillusione totale, ma non inconsapevole.
            Pessoa sosteneva che il poeta è un fingitore, interessante, ma valido per la sua epoca. Oggi, quando tutto è finzione e la finzione ha cessato d’essere un esercizio erudito e di ricerca, il poeta deve essere disilluso dato che da questo mondo non si può aspettare null’altro che disprezzo, visto che la poesia onesta profuma di visione e profezia.
“Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo” (professor Keating – L’attimo fuggente). Bello, peccato che troppi piegano le parole alla menzogna e masticano idee stantie perché di nuove non ne hanno.
Forse in pochi, pochi ma seri, possiamo aspirare ad un qualcosa che sappia di umano decoro. E fatemi il piacere di non scambiare la serietà col cipiglio degli immusoniti e tristi.
Basta cortei di pagani!          
            

sabato 22 settembre 2012

Così comincia l'autunno!


             Ho bevuto due caffè, nell’arco di qualche ora e del secondo ne sentivo proprio un forte bisogno.
            Ho fatto le ore sante davanti al televisore (forse dovrei scrivere LCD? Boh!), cosa assai rara, per me, di norma poco attratto dalle cattive compagnie, ma capita, quando la sera incontro gli amici e il tempo si spende nella ricerca di un contatto profondo con l’esserci.
            Ora, i fumi del sonno strappato si sono diradati (sarà grazie ai due caffè?), e la mano sembra aver ritrovato il gesto dello scrivere con l’attenzione spinta in punta di dita. Così mi guardo alle spalle e scopro, senza stupore, che ho lasciato trascorrere giorni senza nemmeno comporre un verso. Bel poeta! Mi dico, ma non sono vittima di questa pretesa, considerato che rispetto la poesia e poi, a voler essere onesti, qualcosa ho scarabocchiato sul mio brogliaccio, una settimana fa, tra un’ora di lezione e la successiva, nel momento quando molli la briglia alla classe perché l’apnea ormai rischia di trasformarsi in soffocamento per l’ansia prodotta dal forzoso rientro a scuola per tornarsene io in cattedra e loro, dietro a banchi sempre più scomodi. Comunque, tutto è ricominciato: orari, riunioni inutili e pedisseque, il parlarsi addosso vomitando umori e non solo, le mille e una nevrosi che marcano visita quotidiana, tralasciando i muliebri isterismi (ormai ideologia pura, per l’insegnante medio).
           Basta! Ora sono qui. Il gusto di due caffè. Sabato mattina con l’avvenenza del non sapere mai che cosa fare (leggere? Scrivere? Sognare?).
Dimenticavo…E’ bello che oggi cominci l’autunno!

venerdì 14 settembre 2012


Ringrazio di cuore l'amico Michele di PIANETA TEMPO LIBERO per questo riconoscimento. Lo ringrazio per l'ironia sottile che sa mettere nei suoi post e per l'onestà che manifesta nel seguire gli amici del web!
Continua così, Michele e grazie ancora!

sabato 18 agosto 2012

Sogni sognati


Per giorni e giorni ho esercitato l’arte del pensiero, ho volato i miei voli, ho viaggiato i miei viaggi rinunciando, quasi per pudore, al gesto di scrivere.
Ho sognato un sogno, lungo e languido, a momenti flaccido, ma ci sono momenti in un sogno, quando le libere associazioni, l’immaginazione sfrenata e disinibita, prende il sopravvento sulle tremule leggi che la consapevolezza cerca d’incidere sulle tenere fibre dell’essere?
 Ho sognato un sogno e gli incubi si sono mantenuti lontani come nuvole minacciose e nere di tempesta, e l’ansia di vivere s’è dissolta come ghiaccio al sole cocente.
Ora, orso come pochi, vago tra le sensazioni rimaste, come un sopravvissuto alla strage immane del quotidiano, quella che straccia vite programmate e getta nella nudità dell’estasi.
Sembra che il grande burattinaio stia ancora dormendo dopo la scorpacciata d’anime innocenti e l’ebbrezza polifemica donata dal vino forte. Alito da mangiafuoco, spirito da barbablù, demiurgo stolido che usurpa il trono all’Assoluto…l’occasione non deve andare smarrita, quando l’angelo chiama alla rivolta.

giovedì 2 agosto 2012

Tra dire...


Tra dire e non dire tradire l’intento
gioco che scopre carte d’inganno
lingua forcuta d’immane bellezza,
pensieri di fuoco sfuggono alla rete
che comprime il tutto nella chora
madre inizio fine, profondo assoluto.
Si tesse l’inganno dell’uomo
su corde d’inattesa perfidia, ripeto,
senza troppo sperare, ma qui è diverso
sotto l’inghippo del tempo quando
il cuore sussulta silenzio di pioggia.

giovedì 19 luglio 2012

Sera...


Sera di parole morte volano nulle
in vuoti d’anime sospese e mute,
bestia braccata ferita vago solo
con occhi scuri di pianto perché
soffro male dentro quando forte
livore trabocca impossibile pace.

Scrivo versi nella risacca d’umori
che sbracano voglia di vivere
dall’enfasi spianata d’emozioni,
brullo attorno di presagi il mondo
chiude giorni uguali di noia marcia
tediosa:
              eppure, cavaliere indomito
proseguo guerra d’amore per te!

E poi, poi quando su lame di luce
opache trame cadono sotto colpi
ferali frugo brandelli di plasma
emotivo deterso dall’inclemenza
e poi, poi ancora nembi che aprono
su spazi d’infinito vagabondare
acque gelide di fusione, atomi
di speranza carichi per reagire
spleen in ogni neurone d’attesa.

Dall’alto scendono gocce bianche
in vapori tattili cosicché, studio
il sublimare nelle storte interiori
del liquido che spumeggia estasi:
fuori tutto diviene fiume piena,
dentro permane statico cuore.

lunedì 16 luglio 2012

Pensieri temerari

Come sarebbe stato se, in principio, l'uomo anziché cogliere il frutto dall'albero della conoscenza avesse teso la mano verso l'albero della vita?
Avremmo ottenuto il dono dell'innocenza!

Quale sentiero avrebbe preso la filosofia, se Platone non avesse commesso parricidio nei confronti di Parmenide?
L'ascolto del dire soprannaturale, l'indicazione della rivelazione!


giovedì 12 luglio 2012

Provocazione

"So che c'è un numero infinito, ma non so se è pari o dispari"
Blaise Pascal

La ragione ed i suoi limiti, come quando accenniamo i nostri umani balbettii su Dio, la Vita, l'Anima, l'Uomo...Dimentichiamo sempre l'insufficienza del linguaggio e la meraviglia che la contemplazione di questo mistero provoca.

L'intuito, ci sostiene...So che esiste un numero infinito...non posso dimostrarlo chiudendolo nelle categorie del pari o dispari...Eppure continuo ad intuirlo...Ne ho sensazione!

mercoledì 11 luglio 2012

Distico

Angelus Silesius (Wikipedia)

"Ciò che sono, non lo so ancora; ciò che so, non lo sono più"
Angelus Silesius

Un distico programmatico. Poche parole per esprimere il divenire costante e continuo dell'uomo in ricerca. Lo Spirito che emana lo spirito. L'Anima che schiude l'anima. L'Intelletto che genera intelligenza e ragione. Il desiderio del ritorno. Il mistero di exitus e reditus.

Aforisma del mercoledì (filosofo del secolo scorso)


Il sacro, come spazio dell’oltre, come il confine posto all’interno della quotidianità dove rintracciare sé stessi e lasciare che la rivelazione parli indicando il sentiero nella radura. Separazione, certo, nell’economia dell’attimo sacro, ma ritorno nell’al di qua, dove le indicazioni sono necessarie per non smarrire l’orientamento. Argomentando secondo questa prospettiva, dovremmo giungere alla comprensione che ogni individuo può assurgere alla giusta pretesa d’essere riconosciuto come spazio sacro ed inviolabile: così, il mondo, comincerebbe a cambiare.

lunedì 9 luglio 2012

Aforisma del lunedì (filosofo del secolo scorso 2)


L’uomo in ricerca è famelico di esperienze. Non s’accontenta delle consuetudini e rifugge il conformismo. Ha ribrezzo per ogni forma di omologazione. Mette stile in quello che fa memore che lo stile è un modo di abitare il mondo, come insegna Merlau-Ponty.



domenica 8 luglio 2012

Aforisma domenicale (filosofo del secolo scorso)


La ragione contro la passione perderebbe, così come contro il desiderio. Solo chi desidera il bene, esce incolume dalla disputa e riesce a seguire il percorso indicato dalla ragione senza scontri all’ultimo sangue.

venerdì 6 luglio 2012

Meta-fisica


Mi muovo in un mondo che sembra acquitrino oscuro, dove il garbuglio della vegetazione costringere ad inciampi continui. La condizione è dura, su questo santo pianeta purgatorio. Come potremmo salire in alto, senza troppo fare il verso al Qoèlet, così potremmo essere precipitati in basso: e per la sventura di quali colpe, poi? Perché questo è il problema, la tanto vexata quaestio.
Sotto l’ombra delle idee. Come si sbarca il lunario? Quali conti siamo costretti a fare con un oste non sempre disponibile alla contrattazione quando noi umani, troppo spesso, siamo pessimi negoziatori di salvezza? Chissà se esiste un manuale o prontuario che dir si voglia, dove mettere a mente quattro regolette fondamentali per non venire colti continuamente in castagna?

giovedì 5 luglio 2012

Dopo Hegel

Hegel (immagine da Wikipedia)

"La filosofia è il proprio tempo appreso in pensieri"

Un pensiero granito."Tipico di Hegel", verrebbe da osservare. Certo, ma sono sempre più convinto, anche dopo aver letto Hegel ed essermi lasciato suggestionare dal divenire, che la filosofia è quanto di meno granito e, paradossalmente, stabile si possa arrivare a pensare.
Come apprendere questo nostro tempo in pensieri?
La nostra sembra l'epoca meno speculativa in assoluto. D'accordo, ma se ben torniamo ad osservare, lo era anche l'Atene di Socrate, dove la corruzione serpeggiava ovunque fino ad arrivare a strozzare il filosofo che più di altri l'aveva coraggiosamente combattuta.
Eppure, anche se questi anni di declino e crisi, questi tempi segnati da decadenza morale e civile, sembrano voler negare spazio al pensiero. Anche la chora riassorbe nella sua indeterminazione materna e abissale l'universo mondo, i giorni sono fecondi per pensare. Ricchi di opportunità per poter costruire il veicolo necessario per andare oltre. Divenire? Cammino?
Per ora lascio volutamente in sospeso e premetto: il pensiero, quando correttamente pensato, salva!

martedì 3 luglio 2012

Esser-ci


Esser-ci, come andare oltre. Superare quella nube pesante che trattiene sotto l’ombra delle idee. Rompere l’indugio nell’attesa tensione verso la radura del mistero, laddove la dimora ospita il senso profondo di un nulla che emana il vuoto dell’essere.
Esser-ci, in tutte quelle possibilità che la morte tronca di netto ancora prima che la biologia alchemica del mondo decreti termine ad un sistema tra i molti.
Esser-ci, quando risuona l’eco del mantra antico…gate, gate, paragate, parasamgate…
Così’ crollano le frontiere erette dall’uomo. I cancelli invalicabili. I pesanti dazi culturali…e gli dei possono tornare ad indicare nel silenzio…

venerdì 29 giugno 2012

Iconostasi 2


Volti tumefatti, perfetti, mirabili visioni
folle trangugiare frappé esistenziali
alla salute dell’archetipo conforme.
Ai santi falsi di belletto e lustrini, ciprie
e spoglie di soli imbroglioni, preferisco
cogliere il fiore del nulla mistico e li
trovare il profondo sicuro dell’abbandono.
Cosa mai mi fotte della crisi di mercato,
dei maquillage intellettuali, degl’incravattati
in lunghe file vocianti profitto e interesse?
Dell’immagine facciata, il design industriale,
la domotica sepolcrale, l’imbiancatura
del marciume putredine ossa e rifiuti,
quando si muore così, come fato scritto
per ogni essere senziente sotto luci gialle
perché the show must go on e buona notte?
Coglierò il fiore del nulla mistico, certo,
mentre molti guarderanno attoniti con occhi
cerchiati per patto di nera disperazione.
Ora, m’inebria un profumo, vago sentore:
il fiore del nulla tra le mani e la lingua
pronta al dire l’indizio raccolto di straforo.
Lascio la comoda difesa nicchia  e avanzo…

giovedì 28 giugno 2012

Iconostasi 1


immagine dal web


Come dire, quando ebbro d’ogni cosa
e dove, così che rincorro fantasmi spenti
d’inutile spreco.“Che la festa cominci!”
l’urlo che sbriciola l’erebo etilico
del silenzio contratto in postulati d’inganni.
Sull’abaco il computo degli anni  ritorna,
prova del nove, catodica disillusione
che determina onirico hobbismo di massa.
Giace bellezza confusa, esausta di bagni
e defilè  su passerelle laccate di nulla.
Ridda di parvenze, su specchi ustori
che avvampano insani svolazzi retorici
e incinerano vite vissute in emotivi coaguli.
Cosa farò, se non cantare il buio triste
dei crocicchi solitari, il bitume fangoso
di scroscio acido, le foglie morte e sole
sui sepolcri grigi, le insegne divelte?
Oltre, s’apre il tempo prima del tempo,
l’opportuno memento, il singulto del vuoto,
l’ascetica distanza, l’arcaico armonico mantra.

mercoledì 27 giugno 2012

Notte...


Notte di sogno incubo afflosciato stanco,
fisso il rumore del cielo grumoso di caldo.
Non è il tamburo del temporale lontano,
forse il cuore che bussa il richiamo roco
nelle ombre cangianti del sonno strozzato.
Fuori, un manto d’ombra schiaccia sul vuoto
mentre io m’accorgo del doppio accovacciato
accanto al letto che scruta le mie membra
sudate. Chi sono, nello specchio rifratto,
nell’intrigo rosso di segmenti esistenziali?
L’io impoetico che si sbatte disperso
tra carte sdrucite e strappate nell’urlo
dell’oggi assemblato da mani impietose?
Oppure quel lui ingessato nell’aria da savant,
ma condannato ad insozzarsi nell’opporsi
del mondo paludoso d’attriti e contrari?
Mi ricongiungo nell’amplesso, io tu molti,
traccia di materia oscura sostanza di luce:
qualcuno, lontano, cerca con spari d’abbattere
il diverso, per questo m’accingo alla cerca
della molteplice identità del mistero sublime.

martedì 26 giugno 2012

Fuga minore


Sottrarsi ad occulti progetti
tepore d’un tramonto coperto
d’infamia e ignudo d’amore:
gestare compassione strappa
al comodo subire cieli di noia.

Grido qualche verso scabroso
pesato nel dissenso aguzzo.
Fanno male i volti rigati,
le anime morte, i fallimenti
delle legittimate aspettazioni.

lunedì 25 giugno 2012

del pensiero e la sua possibilità

Inferno - Gustavo Dorè (immagine dal web)
L'inferno è l'impossibilità della ragione

Una frase che sa proprio di aufklarung, anche se pronunciata da Charlie Sheen in una delle scene di Platoon, di Oliver Stone. Malgrado la collocazione cinematografica, rimane un pensiero importante, anche se estrapolato dal contesto folle della guerra.
Potrebbe essere accompagnata da quella scritta da Sartre, l'inferno sono gli altri (A porte chiuse), oppure dalla cattolicissima boutade di Hans Urs von Balthasar, l'inferno, se esiste, è vuoto. Tutto, comunque ci invita alla riflessione.
Oggi, propendo per la prima, visto la situazione di decadimento morale e altro che siamo costretti a vivere. Malgrado gli attentati continui, credo sempre nella ragione e nelle possibilità che ancora ci offre. La ragione implica dialogo, e nel dialogo passa l'idea della distensione e germina la pace, quella autentica e non l'effimera bandiera che tutti sventolano e non rispettano. Inoltre, il dialogo è impossibile senza la condivisione, e di condividere ne abbiamo un bisogno folle.

sabato 23 giugno 2012

Epochè esistenziale

Cosa mi rimane da fare?
Guardare dentro me stesso, se non voglio essere travolto dal magmatico marasma degli incazzati
Cosa potrei mai trovare nel vortice delle identificazioni, laddove imperano le associazioni mentali in tutta la loro pericolosa fascinazione? Già ne siamo preda per causa naturale, perché complicare la situazione con le proprie mani?
Certo, raccatterei il conforto, falso e bieco, dei troppi malcontenti e dopo? Dopo essermi lasciato depredare da quanto di maggiormente prezioso?
Otterrei in dono il qualunquismo stucchevole di chi si conforma e adegua, quando non comprende, all'orda evocata dal primo trombone liberalpopulista, buon imbonitore, magari sostenuto da ugola a prova d'urlo, ma sempre più adatto a fare il piazzista.

Questi sono tempi da consegnare al silenzio, al distacco per meglio osservare quanto attorno accade. Un fenomeno, per venire capito, deve essere posto sotto il giudizio severo della ragione ed indagato fino all'impossibile. Questo non è attuabile, se rimango avviluppato nelle maglie dell'identificazione. Occorrono scienza e metodo e lo spazio necessario dove mettere sana e santa prudenza.

venerdì 22 giugno 2012

Dopo Rousseau

Mi sono fermato a guardare. Lo faccio spesso, quando le giornate si complicano di faccende da sbrigare.
Non sembra vero, come e quanto scorre il tempo nel ritmo della vita e quando scelgo di scrivere, torno a sminuzzare le occasioni nell'alimento vitale dello spirito.
Il vento è caldo, di questi giorni. Un vento traditore di sentimenti bruciati nell'arsura, ecco perché preferisco bere tutte le fantasticherie del mondo.
Si, mi sento un camminatore solitario! Il bello, come amore e morte, rimane una questione privata.

Per imparare il pensiero (se possibile)

Jean Jacques Rousseau (immagine dal web)


Coloro che vorranno trattare separatamente la politica e la morale non capiranno mai niente di nessuna delle due.

Jean Jacques Rousseau

martedì 19 giugno 2012

Pensiero attuale

Simone Weil (immagine dal web)

"I partiti sono organismi costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime il senso della verità e della giustizia"

Tratto da: Simone Weil, Manifesto per la soppressione dei partiti politici, Castelevechi 2012



domenica 10 giugno 2012

Monumenti di fame


              Lo devo ammettere! Talvolta sono venale, ma non senza scadere nell’indecenza. Perché?
            Chiedo venia per l’apertura diretta e senza troppi convenevoli, ma quanto in calce dichiarato è vero poiché frutto di attenta osservazione. Dunque?
            Devo procedere con ordine.
            Mercoledì scorso, l’otto di giungo, la scuola è stata in subbuglio fin dalla prima ora a causa dell’annuale foto di classe. Normale amministrazione, si potrebbe commentare, anche se di normale non c’era proprio niente, a cominciare dal caos generatosi nell’atrio dell’Istituto proprio al momento dell’entrata, dopo il suono della campanella.
            Confesso al mondo che non mi piace entrare presto a scuola. Lo faccio, e per ben quattro mattine consecutive, confidando nell’eventualità che i nostri ragazzi lavorano meglio quando è presto, prima di subire la bomba anestetica del lungo famigerato orario otto/quattordici pensato dai soliti geni della didattica (sic transit gloria mundi).
            Insomma. Arrivo in tempo lecito. Raccatto il registro di classe dalla sala insegnanti. Scambio qualche veloce battuta con colleghe e colleghi e, dopo aver inspirato, mi consegno alla tanto famigerata 3B.
            Tutto nella norma! Certo, tranne il fatto che i ragazzi sono in fibrillazione e proprio a causa della foto di classe. Non ci rimugino sopra troppo. Quando scopro che il fotografo è bello che pronto in cortile, mi prenoto per primo e, anziché far salire gli alunni al secondo piano, dove hanno l’aula, li invito ad accomodarsi all’esterno.
            Ammetto che, con una mossa del genere, il mio indice di gradimento è salito di punti, nonostante fosse già alto, comunque…L’occasione è buona per osservarli ancora e con loro me stesso. I meglio e le meglio si sono preparati presentandosi pettinati e vestiti opportunamente, malgrado il vento che sferza i grandi tigli che fanno da quinta tra l’edificio scolastico ed i brutti condomini di fianco, scompiglia acconciature di vario genere e foggia.
L’aria è fresca e frizzante. I cuori battono e gli schiamazzi scorrono. Mi piacciono questi momenti. Sono oro che cola, se uno desidera guardare oltre il limite delle consuetudini.
            Chiacchiero con alcuni. Sparo scemenze, controllandomi. Giocherello, sempre con distacco, mentre loro si esprimono esuberanti d’adolescenza, ignari del mondo fuori, quello che si oppone ad ogni umana lecita aspettativa. Con serenità, scopro che la cultura, quella vera, passa attraverso i momenti più disparati e meno convenzionali.
            - Come farà l’anno prossimo? – La voce che m’interpella è quella di Giuseppe. Un omone di tredici anni. Grosso e scuro. Buono, certo, ma diretto e malizioso: sgamato, come dicono tra loro. Per me un capo furbo ed accorto.
            - Non siete i primi che porto all’esame di licenza, -  rispondo.
            - No, ma noi siamo diversi.
            - Parecchio! –
            Mentre parliamo il fotografo armeggia con la fotocamera. Regola il cavalletto. Smanetta con ghiere e pulsanti. Noi aspettiamo. E’ bello anche così, godendosi l’inerzia.
            Finalmente è il momento. I ragazzi vengono invitati a sistemarsi su tre file. Una seduti, una in piedi ed una su traballanti panche. Comincia la ridda delle risate, degli spintoni. Qualche mano azzarda mosse proibite. Improvvise tirate di capelli. Battute d’ogni genere.
            Il fotografo, abituato a lavorare con le scolaresche, ce la mette tutta per metterli a posto in maniera confacente e con sforzo.
            - Ieri sono caduti dalla panche! Ho perso un’ora…Fermi voi in seconda fila…Ragazze, non con le gambe aperte, per favore! Dai, due minuti e tutto è fatto…Fermi! Formaggio!!!
            Ben cinque scatti è costata la 3B. Non sarebbero stati loro. Li richiamo invitandoli a salire. Mugugnano. Ringrazio il fotografo.
            - A voi professori dovrebbero fare un monumento! -  Proclama.
            - Sarebbe meglio ci pagassero il giusto, - commento. Lo guardo sorridendo e tendendogli la mano lo saluto.
            Perché rimuginarci sopra? I monumenti sono per gli eroi, i santi, i martiri e tutti quanti hanno ottenuto quello che chiedevano. Noi insegnanti non domandiamo altro che poter svolgere il nostro lavoro sostenuti dalla consapevolezza che il nostro è un impegno gravoso. Per questo andrebbe pagato con il dovuto e non sfruttato in maniera miserevole ed indegna.
            Sono venale? Niente affatto! Sono realista, dato che sono cosciente di quanto sia facile rovinare un giovane campo dissodandolo nella maniera sbagliata.

sabato 9 giugno 2012

mercoledì 7 giugno...

La foto di classe ha fornito l'espediente. Poi il vento, fastidioso e carico di pollini strappati ai tigli gonfi di profumo (una tortura per me, allergico come sono). Stare coi ragazzi, comunque, è stata l'occasione, ancora più ghiotta, perché quando l'anno è ormai volto al disio, il lato umano d'ognuno si scopre e diventa più semplice avvertire gli altri come esseri umani bisognosi della dovuta attenzione. Poi è poesia, sempre, dato che basta la semplicità dell'attimo e il lavoro letterario dopo.





(mercoledì 7 giugno, 3B foto di classe)

Dimensione distorta da “Claire de Lune” sul vociare,
in cortile foto di classe brunita in metallici nembi,
schiamazzano le fronde senza tema del vento ora più forte.
E’ ancora troppo lunga la notte dell’essere, indomito
custode di storie scritte nelle crepe del tartan consunto
da salti corse gare. Stessa grigia corte, cambio di scena,
reti rugginose alte come memoria di contenzioni forzose
quando ormai l’individuo e le sue dimensioni sono abbaglio
nel progetto d’omologare chiunque quale indefesso
consumatore di cotanto pattume sull’infinito ermo colle.

Nostra Signora dell’Ipermercato, della fiera tecnocratica,
orribile onnivoro ventre che macina inghiotte e ingolla
incauti incoscienti per evacuare subumana putredine.
Ormai i lager sono antiquariato bellico poiché il folle
sterminio comincia con la deriva social didattica
per gli abissi allucinati d’un fittizio imperio economico.

Con rischio, sfuggo all’aritmetica fobica della decesso,
lasciando ad ignari bagnanti il mare dell’apparenza:
sulla risacca, i poeti raccattano quel che resta del naufragio.

Riemergo. Sono ancora qui per coloro ai quali ho trasmesso
tracce sulla mappa del disinganno insegnando la libertà
dell’umano fare, la magia della materia bretone, che addita
l’accusa laddove si deturpano i prossimi del tempo a venire.


giovedì 7 giugno 2012

Crimini economici contro l'umanità

immagine dal web

Perché non chiedere a l'Aia di istituire un Tribunale Internazionale in grado di perseguire coloro che si macchiano di "Crimini economici contro l'umanità"? Nella nostra nazione siamo a questo, purtroppo, ma siamo ancora troppo pochi a rendercene conto. Sono conscio del fatto che è un utopico sogno dato che fa più notizia punire un massacratore piuttosto che un affamatore anche se, in entrambe i casi, sempre di criminali si tratta dato che la morte dell'individuo si può declinare secondo differenti casi.
Comunque, sarà per il fatto che ieri ho saputo quanto mi ruberanno con la famigerata IMU - e la nera bile mi è salita fino alla feccia - che congedo questi versi (magari poco belli) dove cerco la poesia laddove il letame che c'impongono stringe alle narici.
Seguo un maestro (del quale non faccio nome), criticato certo, ma duro e diretto, salace e veritiero dietro lo sguardo profetico gettato sullo squallore di questo inizio di millennio.


                              Criminali! Loro sperperano e noi paghiamo e la cosa stride,
soprattutto quando scade nell’ipocrisia del potere subdolo,
quando sfottono il prossimo inneggiando alla sobrietà e si beano
come vizzi papaveri per una bella inutile parata di fantaccini
e cavalli con mache urla belluine e guerresche, con connesse
luculliane delizie per i pochi ammessi alla tetra spartizione,
sull’orfano colle tra ori e sfarzi d’altre becere favole passate.
E dopo?  Indire il lutto nazionale, chiedere il minuto di silenzio,
assumere ghigni contriti e indignati, intessere retorici peana
anziché sottolineare il silente decoro dei tanti che hanno le mani
scorticate dallo scavare tra macerie. Troppo comodo così!
La giustizia è giusta, ma sembra tardare a chiedere conto
di rimpasti e ladrocini, di politiche da strapazzo, di tasse
inique estorte al risparmio di chi lavora con onestà
e si toglie il pane dalla bocca pur di non cedere al sopruso.
Sono stufo, e sarei meschino se non cominciassi a dire
quello che penso, senza paura perché io credo nella libertà
che questi quattro parassiti pidocchiosi vorrebbero mutilare
poiché incapaci di stare di fronte all’inveterata inettitudine
che li sostiene. Professori di cosa? Tecnici per chi?
E quelli di prima? Li come sciacalli sul cadavere a spolpare
le ultime possibilità di un popolo prossimo alla fame,
intenti a spidocchiarsi di dosso le passate lordure…
Ora basta! Ho già scritto troppo. Guardo al bello che la vita
ancora nasconde dato che è giusto insegnare ai figli
che sarà ancora possibile bere la meraviglia dell’aurora
                              malgrado le sozzure di troppi umani indegni del nome.





martedì 5 giugno 2012

Sul confine...


Sul confine, all’estremo col dovere
di dire usando ridotte parole
per afferrare della notte tracce
d’umido quasi materia marchiata
e graffita dall’intreccio dei sensi,
occhi, uno sguardo giovane luce,
indagano laddove dietro spettro
la malizia descrive il proibito
d’un respiro con la mente che fila
gonfia del bello sconvolto nel sogno.

lunedì 4 giugno 2012

Alchimie d'amore


Alchimia (immagine dal web)



Le bizzarre complesse alchimie dell’amore,
sono estenuanti manovre, giorni memoriali,
quando lo cerchi e l’incontro non scatta
nell’ingegneria rosso amorosa dei corpi
per dirompere laddove e quando solo carne
s’avvampa di quella vita viscerale e opaca
che sconvolge ogni umana simmetria
nella passione.
                         Non conosco molto, oltre
l’anatomia spicciola, i minimi massimi dovuti
all’igiene, le clausole soporose dell’educazione
affettiva, eppure ho intravisto che in origine,
questa natura sessuata, ombrosa e materica,
gioisce in parole che tuonano benedizione.
So solo che la pura libertà dell’atto ha un costo,
per scalare e vincere le prurigini dell’ipocrisia.

domenica 3 giugno 2012

Scritto in blu


Scritto in blu, come i pensieri che mancano,
le paure che stramano, il bolo d’amaro
che soffoca e che sputerei con tedio.
                                                            Maledetto
il quotidiano quando tradisce in –ismo e si fa
l’ideologia del tutto che vorrebbe forzare l’esistere
nel vivere, ridurre il panta rei  nell’ordinato
compitino di biologia marina o in qualche scolare
reazione di chimica sentimentale. C’è di più se Il y a,
ma dove come quando e ancora: perché?
Sono stramazzato sulla scacchiera! Quale mossa?
Mi lancio in una variante, sacrifico il cavallo? Scacco!
Ora il rischio dell’assurdo strozza, dita di morte,
e rimane quell’olezzo infame, ovunque…

Scritto in blu e sottolineato in rosso,
come inaspettata correzione al tema, ma da chi?
Forse il destino? E perché? Oltre lampi tuoni e procelle
qualche deuccio da parata spocchioso e vile,
univoca proiezione dell’ipocrisia umana quando
non scommette sul fato e preferisce la quiete
disperata del nulla, l’ipermercato dell’idiozia,
del qualunquismo in sempiterna promozione:
avanti voi, nell’impero del tre per due!
A me, però, comincia a fare un tantino schifo.
Lo scrivo in blu, correggo rosso e sottolineo nero.