giovedì 28 giugno 2012

Iconostasi 1


immagine dal web


Come dire, quando ebbro d’ogni cosa
e dove, così che rincorro fantasmi spenti
d’inutile spreco.“Che la festa cominci!”
l’urlo che sbriciola l’erebo etilico
del silenzio contratto in postulati d’inganni.
Sull’abaco il computo degli anni  ritorna,
prova del nove, catodica disillusione
che determina onirico hobbismo di massa.
Giace bellezza confusa, esausta di bagni
e defilè  su passerelle laccate di nulla.
Ridda di parvenze, su specchi ustori
che avvampano insani svolazzi retorici
e incinerano vite vissute in emotivi coaguli.
Cosa farò, se non cantare il buio triste
dei crocicchi solitari, il bitume fangoso
di scroscio acido, le foglie morte e sole
sui sepolcri grigi, le insegne divelte?
Oltre, s’apre il tempo prima del tempo,
l’opportuno memento, il singulto del vuoto,
l’ascetica distanza, l’arcaico armonico mantra.

3 commenti:

  1. Io affronto l'iconostasi con la coscienza che essa è un orpello umano, viene dopo la complessa unità del mondo, è aggiunta, qualunque sia il motivo del gesto.
    Dentro il proprio histemi, naturalmente collocato per un flusso del quale noi abbiamo dimenticato il linguaggio, non ci sono obblighi di pareti divisorie, di confini precisi e insuperabili. Rientriamo nel presbiterio portandoci appresso il senso della navata, cambierà anche il nostro modo di far poesia.

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  2. Le tue poesie aprono o meglio allargano il cuore a una consapevolezza di esistere a una volontà di esserci nonostante tutto...e allora si grida a qualcuno e la risposta non arriva o forse arriva anche così: "l’arcaico armonico mantra" e tutto intorno ha pace.

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  3. Impressionante, icastica selezione di parole, atte a esprimere al meglio il tuo pessimismo così ricco di simboli!

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