Non so perché, ma mi va di scrivere qualche appunto in margine alla lettura che sto facendo de “La vita breve” di Juan Carlos Onetti. Il nesso col giardino? Le sensazioni che ho provato e provo, quell’impressione di provvisorietà che la fioritura suggerisce, soprattutto le rose che invadono di colore il verde, le foglie del magnolia che cadono copiose e secche, un sentimento oceanico dell’esistere che tutto travolge…
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Juan Carlos Onetti |
Questa è una primavera insolita. Lo dico per varie ragioni. Primo il caldo. Non lo amo affatto anzi: lo detesto. Quanto vorrei un’eterna primavera nonostante la spossatezza che prende, ma i colori, la luce, le atmosfere…
Questa mia pianura, che oggi coglievo nel suo fascino mentre mi smarrivo per i declivi di Oleggio, attorno a Novara assume la fisionomia di un mefitico deserto, con l’incombere delle prime giornate roventi ed umide. Bella Novara? Brumale, fatale…provinciale, ma con pretese…
Quest’anno il caldo si fa sentire prima ancora del solito. Non piove se non per qualche brevissimo istante e con scrosci burrascosi che non riescono a bagnare la terra in profondità per cui…giardino da annaffiare, la sera, dopo cena, prima dell’ora canonica dell’attacco di moscerini e zanzare. Apparentemente nulla di eclatante invece…mentre cerco di irrigare con giudizio piante e fiori, il fruscio del getto d’acqua mi suggerisce calma, evoca serenità, senso di riposo oltre che solleticare la fantasia e farmi amare quella manualità per la quale ho sempre avuto scarsa dimestichezza preferendo le sudate carte agli arnesi da lavoro.
Mentre mi concedo questa pausa, prima del solito caffè forte e nero e del libro che riprenderò in mano, sempre se non deciderò di scrivere qualcosa, l’immaginazione mi conduce verso luoghi inesplorati dove veramente è possibile vivere dimensioni parallele al reale, spazi aperti sull’universo del sogno. Basta l’incanto molle della sera.
L’olezzo del gelsomino viene esaltato dall’acqua mentre la terra secca rinviene liberando quel sentore di polvere umida e pesta che segue i rovesci temporaleschi quando la furia degli elementi scuote l’universo mondo.
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Ecco! Nell’incanto della sera, nella sua fiacchezza, nel torpore che accompagna il declinare di una giornata intensa e vissuta, le mie inquietudini s’attenuano in un gesto comune, un compito banale e consueto: bagnare un giardino, ma si sa che botanica e buoni libri possono realmente andare di comune accordo…e poi, alla fine, quello che conta è l’esserci per rintracciare ogni pretesto buono per narrare.
Eppure, quel semplice gesto di bagnare il giardino, porta quiete, risveglia profumi. Per me è godere di vivere quel presente che altrimenti scappa. Ma io non so scrivere...
RispondiEliminaCiao e complimenti per questo tuo blog.
Lara
Sto sfogliando il tuo blog, e trovo questo tuo ragionamento nei confronti di un'ispirazione che profuma di letterario e che cresce e germoglia in un ambiente botanico è a dir poco sublime.
RispondiEliminaI pensieri germogliano e crescono molto bene in un ambiente naturale come quello di un giardino, intanto sogno e spero di realizzare presto di avere uno spazio tutto per me simile al tuo, lontano dal caos cittadino e dalla confusione di un condominio...