venerdì 9 marzo 2012

Le poesie degli altri

Non è per niente facile dedicare attenzione alle poesie scritte dagli altri. Per me, anche se le leggo, rimane un difficile impegno dato che il confronto con il mio lavoro di ricerca poetico rimane uno scoglio inevitabile. Bando alle chiacchiere! La chiacchiera è sempre un modo inautentico di affrontare la vita e la poesia non ammette chiacchiere Esige serietà ed impegno.
Non so ancora se questi interventi sul blog che dedicherò agli altrui lavori poetici diventeranno un appuntamento fisso. Vedremo, dico, sospendendo ogni possibile previsione. Comunque...
...Di Enrico Maria Di Palma conosco il blog (cawarfidae.blogspot.com) .Quello attuale, almeno. Un blog interessante, inconsueto. Un blog dove non si chiacchiera troppo, e questo già mi piace. Uno spazio dove si scrive sperimentando. Questo mi piace più ancora. Invito alla lettura di alcuni suoi arguti post, eruditi quanto basta, non comuni nelle scelte linguistiche e nell'uso del latino (che non appare come uno stucchevole anacronismo, ma ad uso di richiamo alla responsabilità intellettuale). Già il nome del blog, uno nome longobardo, dotto e ricercato, avverte sul contenuto, serio anche se presentato con la necessaria ironia e canzonatura.
Veniamo al libro in questione.
"Dalla parte di Huàscar", CFR Edizioni. Il titolo è un enigma. Una colta provocazione. Huàscar è un Qhapaq, un imperatore inca, dallo storia consegnatoci in maniera ambigua e frammentaria. Quanto sappiamo di certo è che si oppose al ben più famoso Atahuallpa, combattendo una lunga guerra civile. Non possiamo definirlo un soccombente, nemmeno un perdente. Forse un oppositore. Un uomo di carne e sangue e che fece scempio. Da qui l'intonazione della silloge di Di Palma.
Da leggere, devo ammettere, almeno da parte - appunto - di chi ama la poesia e la sua lettura. Testi interessanti, Forti di una musicalità petrosa, ricca di rime interne, assonanze, ossimori. Un verseggiare spigoloso per una musica dura. Un'accorta ricerca linguistica che, dopo il componimento introduttivo, quasi un programma poetico, viene elaborata fino al parossismo espressivo.
Belli i primi versi, resi tipograficamente in corsivo. Mi ha ricordato "In limine" di Montale, anche se poi il ritmo è mutato in una vertigine di variazioni.

Mi chiedi perché è serrato, chiuso,
questo cercare nostro
e in quale luogo tetro vadano a finire
le mie parole morte
e perché non spalanco le porte
di questi segreti
e se sono sorti
da un qualche finto porto sepolto.

Si narra di un cercare chiuso, stretto, un trobar clus di sapore antiquario. Si accenna a porti sepolti (Ungaretti), citando la grande tradizione letteraria italiana facendo notare come il lavoro poetico non può rimanere confinato al guizzo emozionale dell'attimo, smunto nella stucchevolezza, ma deve poggiare sulle solide basi di una ruminazione filologica sempre meno banale e scolastica.
Tra il materiale presentato, i testi che mi hanno meno convinto, sono i due frammenti di poemetto presentati in chiusura. Magari ancora acerbi, torsi da sgrossare. A mio giudizio, non all'altezza di quanto proposto prima.
Mi fermo. lascio a chi vorrà leggere.

7 commenti:

  1. Ti ringrazio perché passi dalle mie parti, il mio blog è di livello ben diverso e questo è anche il motivo per cui mi riesce difficile commentare i tuoi post, che però leggo con molto piacere. Ti auguro un buon fine settimana, ciao.

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  2. Commento con la poesia di Pierluigi Cappello

    Mandate a dire all' imperatore

    Così come oggi tanti anni fa
    mandate a dire all'imperatore
    che tutti i pozzi si sono seccati
    e brilla il sasso lasciato dall'acqua
    orientate le vostre prore dentro l'arsura
    perché qui c'è da camminare nel buio della parola
    l'orlo di lino contro gli stinchi
    e, tenuti apena da un battito,
    il sole contro, il rosso sotto le palpebre
    premerete sentieri vastissimi
    vasti da non avere direzione
    e accorderete la vostra durezza
    alla durezza dello scorpione
    alla ruminazione del cammello
    alla fibra di ogni radice
    liscia, la stella liscia, del vostro sguardo
    staccato dall'occhio, palpiterà
    né zenit né nadir
    in nessun luogo, mai.


    Pierluigi Cappello

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  3. infinita ricerca è la nostra vita: alla fine però si trova sempre una luce che squarcia il buio!!!

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    1. E quella luce diventa Tutto!
      Buona giornata Luigi.
      Massimo

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  4. Wow!! "mandate a dire all'imperatore" quanto mi piacciono questi versi!

    Ancora una volta mi vengono in mente le parole di una poetessa,Gertrude Stein, dice:-Agli interrogativi e allo sconcerto che possono nascere di fronte alle composizioni rispondo con i concetti appropriati di Nadia Fusini-
    "Che vuol dire questa frase? Vuol dire che ciascuno interpreta in piena libertà di intendere e volere..Ma sopratutto significa che anche nel nonsense un po' di senso rimane, se rimane pur sempre la domanda- che vuol dire? che significa?."
    ciao

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  5. Ciao Massimo,

    mi accorgo solo ora di questo post! Ti ringrazio per aver letto il mio libro e soprattutto per averne scritto a riguardo. Troppo lusinghiero! Felice che tu abbia colto gli echi "liminari", che non tutti colgono (ma mi pareva di essere stato piuttosto esplicito ;)), e anche che tu apprezzi alcuni tratti - i petrosi - della raccolta; solitamente, per l'"immediatezza" espressiva, ricevo giudizi opposti, positivi sul poemetto e negativi sul resto.
    Ancora grazie e a rileggerci.

    P.S. tu hai anche qualche pubblicazione cartacea? Ho letto (e commentato) spesso le tue cose qui, mi piacerebbe avere il feticcio di cellulosa...!

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