mercoledì 22 giugno 2011

Per una biblioteca indispensabile

Devo ammettere che non tutti abbiamo avuto professori di lettere in grado di far amare i classici, anzi: nella maggioranza dei casi erano abili nel far odiare gran parte degli autori che propinavano, appiattendoli sotto la pressa della didattica più bieca e sciatta, politicizzandoli tentando di schierarli con il potere di turno oppure relegandoli in mondo circoscritti per assurdo campanilismo.

Sebastiano Vassalli (Immagine dal web)

Da parte mia sono stato fortunato ad incontrare come docente uno scrittore (meno quando correggeva i nostri temi). Premetto che, spesso, sapere cosa legge uno scrittore e come legge, equivale ad osservare un cuoco mentre mangia. Nonostante questo, che per molti evoca disprezzo, l'avere capito ed amato il novecento letterario ed europeo lo devo a lui.
Ricordo come oggi le sue memorabili lezioni su Baudelaire, Rimbaud, Verlaine. Le aperture sulla grande narrativa: come assaggio propose la lettura di Morte a Venezia. Poi Svevo, Tomasi di Lampedusa, Tozzi. Quando arrivammo a Montale...un immergersi totale nella poesia. 
Il nome dello scrittore: Sebastiano Vassalli.
Ricordi. Ricordi come quando andai a scovarlo nel suo rifugio a Pisnengo, pianura tra Novara e Vercelli, dove aveva acquistato una vecchia canonica. Mi accolse diffidente ed io, con timidezza, gli sottoposi alcuni miei scritti. Preistoria.

Questa lunga premessa per introdurre un libro, di Nicola Gardini, ed alcune citazioni tratte dalla sua introduzione.
Per una biblioteca indispensabile. 52 classici della letteratura italiana. 52 autori restituiti a se stessi, finalmente liberi dagli -ismi che li ingabbiano, alleggeriti dalla retorica nazionalistica che vuole impegno civile anche laddove si rincorre la passione della letteratura alta, espressa in poesia o in prosa.

Miravo, in sostanza, a comporre un saggio sulla mentalità italiana. Perciò, ho selezionato libri che hanno creato, sviluppato e rappresentato la sua lingua, la sua cultura, la sua immaginazione; libri in cui si può ancora essere utile guardare, anche fuori dalle aule scolastiche, e perfino, talvolta, doveroso, se si crede, come io credo, che nella letteratura ci sia qualcosa che aiuta a vivere meglio e che alla letteratura occorre tornare quando si vuole ritrovare il filo.


Per una biblioteca indispensabile poggia su un'altra convinzione, che poi sta dietro tutto il mio lavoro di scrittore: che esista una conoscenza letterari , non inferiore assiologicamente a quella scientifica (l'unica cui i governi destinino risorse finanziarie), e che tale conoscenza letteraria vada diffusa il più possibile e non semplicemente difesa in qualche luogo specialistico, come le facoltà di Lettere o di Lingue Moderne.


Anche i libri costituiscono una scienza: quella, appunto, dei sentimenti e dei comportamenti umani; quella dell'identità e della diversità. Attraverso i libri apprendiamo la varietà del mondo. Impariamo a capire gli altri e a giudicare noi stessi; la nostra esistenza si estende. I libri donano vita, tutta quella che non avremo mai il tempo di vivere, e rendono più chiara e ricca e gratificante quella che stiamo vivendo.
(Andera Gardini, Per una biblioteca indispensabile, Einaudi 2011)


Dietro un libro si cela e rivela un essere umano. Una persona che cerca di intrecciare una relazione modulandola su emozioni, sentimenti, passioni, sensazioni.
Proviamo questo itinerario.



2 commenti:

  1. Massimo, è ben vero che la nostra formazione letteraria si fa, soprattutto, durente gli anni di scuola ed io ho avuto la sfortuna di avere, alle scuole superiori, una insegnate che pretendeva imparassimo tutto a memoria, senza analisi di quello che voleva dire ed esprimere l'autore. Pensa che ho imparato a memoria 15 canti della Divina Commedia ed ora mi restano solo alcune reminescenze. Ti posso però assicurare che mi sono formato in autodidatta. Buona giornata.

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