venerdì 13 aprile 2012

La lingua di Dante???

La barca di Dante (immagine dal web)

Dal 2014, al politecnico di Milano, lezioni in inglese.

Sconcertante quello che annuncia in un suo post l’amico blogger Francesco Zaffuto (Schiavi nella mente).

Ma come? Abbiamo battuto tamburi e suonato fanfare per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia e già barattiamo la lingua nazionale per il barbarico inglese?
Per scolarizzare gli italiani abbiamo relegato nel folkloristico delle autentiche lingue (napoletano, veneziano, milanese, sardo…) e forzato generazioni di cittadini ad apprendere la lingua unitaria (mio padre, diplomato geometra, fece fatica ad imparare la grammatica italiana, e parlò dialetto per tutta la vita, sul lavoro). Ed oggi? Oggi, quando una discreta percentuale mastica un italiano quotidiano e decente, malgrado intromissioni tecnologiche, cosa facciamo?

Eccome? Dopo che Manzoni ha sciacquato i panni in a Arno, un buontempone di nome Profumo c’invita a lavare le brache nella Manica (che sia parente di quel Profumo inglese che diede scandalo qualche decennio fa?)? Per non parlare dei costi (tanto pagheremo sempre noi)!
Dove metteremo la lingua di Dante? Dove finiranno tutte quelle sonorità che solo gli idiomi neolatini posseggono? Dove finirà la poesia, allora, e la letteratura?
Che fessi!!! L’inglese di Shakespeare non è quello blaterato oggi in ogni aeroporto dalle Alpi alle Piramidi, dal Mazanarre al Reno, o Singapore e Fiume Giallo! Non dimentichiamo un precedente: quanto i grandi intellettuali d’oltralpe e oltremanica guardarono all’Italia progettando il Gran Tour! Dante, nella seconda meta del XIX secolo, spopolò in Inghilterra (Rossetti, preraffaelliti).

Senza offendere nessuno. Ma per l’orecchio di un greco, tutti gli idiomi stranieri erano barbarici, balbuzienti! Lo so, i greci erano snob e follemente edonisti, ma oggi si esagera!!! Qui chiniamo il capo ad un edonismo anglo-americano (culturale e non) che non ha nulla da spartire con la profondità culturale greco-latina. Provate ad indagare attorno l’etimo di barbaro e non scoprirete nulla di oltraggioso.

Se fossimo veramente figli di Atene e Gerusalemme, sapremmo dare valore alle nostre radici culturali e spirituali evitando di svenderle al minor offerente.

E dove poniamo la forza speculativa di alcune lingue rispetto ad altre?
Il greco è una lingua speculativa. Il tedesco. Il latino, anche l’italiano (con le dovute attenzioni) rende il pensiero, l’astrazione, la possibilità. E la musicalità del francese? Le coloriture dello spagnolo? Ma l’inglese…Aanch’io lo parlo e lo conosco, forse per questo ne delineo i limiti!

Vero. L'Europa unita necessita di una lingua comunitaria, ma...siamo sicuri di avere scelto l'inglese e con popolare referendum?

E non tiriamo fuori che per secoli il latino fu lingua universale! Latino ed inglese sono due mondi differenti e quell'unione linguistica, limitata ad intellettuali ed ecclesiastici (nemmeno retaggio di re ed affini), fu l'opera di un geniale uomo di spirito come san Benedetto da Norcia (pure il venerabile Beda  parlò e scrisse in latino)!

Siamo alla schiavitù culturale?

Meditiamo, gente!

12 commenti:

  1. Ciao Massimo, Mister Profumo dovrebbe provare a leggere un sonetto di Shakespeare (che può rappresentare l'eccellenza anglosassone)in inglese e dopo la traduzione in italiano, forse capirebbe la differenza tra le parole messe insieme e la vera poesia.

    "What's in a name? that which we call a rose by any other name would smell as sweet..."

    "Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre, lo stesso dolce profumo..."

    La ricchezza, la bellezza e il significato della lingua italiana e di tutti i suoi dialetti sono ineguagliabili!

    Buon fine settimana!

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  2. Io credo che nelle lingue valga come nella natura la selezione naturale. L'inglese ha il vantaggio di essere pratico, veloce e facile. Io amo l'italiano eppure la scelta del politecnico non mi sembra così sbagliata. L'italiano dovrebbe essere curato ogni giorno nel linguaggio comune. Eppure il congiuntivo sembra ancora qualcosa da extraterrestri.

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  3. Ciao Massimo, ho letto da poco il post di Francesco e mi sono sentita talmente furiosa che ho avuto paura per me stessa :)))
    Hai fatto benissimo a scriverne anche tu.
    E trovo perfetto il commento di Sciarada.
    Un caro saluto,
    Lara

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  4. Ciao Massimo, non sono contro l'apprendimento delle lingue, ma spero che, arrivati a quel punto, gli studenti sappiano almeno parlare e scrivere bene l'italiano. In ogni caso trovo eccessivo studiare e parlare continuamente in una lingua straniera, anche se questo potrebbe dare una certa dimestichezza una volta in luogo. Penso però che piuttosto di richiamare docenti stranieri a Milano, saranno gli studenti che partiranno all'estero per trovare un lavoro meglio remunerato. Io non so l'inglese (parlo francese e tedesco), ma ti saluto con un cordiale by.
    P.S. - Brava Sciarada.

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    1. Nemmeno io sono contrario all'apprendimento delle lingue. Questo non significa che debba cancellare la mia appartenenza culturale e la diversità che mi contraddistingue.
      Buona giornata, Elio

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  5. Vogliono cancellare la nostra identità e la nostra storia; sono allibito.

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  6. Mi dispiace Massimo, ma non condivido affatto né lo spirito né la lettera di questo post; mi sembra la solita tiritera che ogni tanto qualcuno che ama soltanto guardarsi la punta della lingua tira fuori: Dante, a suo tempo, è stato il primo plurilinguista che abbiamo avuto, uno che sapeva guardare alla molteplicità dei linguaggi...
    Mi si dica una cosa: ma questi signori di cosa hanno paura? magari sapessimo parlare una lingua "universale"! Subiamo l'egemonia anglo-americana? ma ciò non è dovuto al fatto che la "cultura" nostrana non sa produrre più niente di valido? E' vero che nella rete si è sempre superficiali, ma alcuni problemi occorre meditarli a fondo prima di pronunciarci.
    brunocorino

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    1. Giusto dissentire! Dante fu piuttosto "bilingue" (latino e volgare/toscano, non disdegnò il provenzale), trilingue fu il Poliziano. Comunque, il nostro Sommo Poeta non impose mai l'egemonia di una lingua rispetto ad altre. Parli di una lingua universale? Non cadremmo, così, in una monotonia linguistica ed espressiva? La creatività che manca in Italia, e per questo rilievo sono d'accordo con te, non credi sia il risultato do un'egemonia culturale votata all'immediatezza del profitto piuttosto che costruita sulla libertà della ricerca e sull'approfondimento del pensiero?
      Buon fine settimana

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    2. Non confondiamo il bilinguismo con il plurilinguismo
      http://www.italica.rai.it/scheda.php?scheda=dante_plurilinguismo

      Il mio primo idioma è il dialetto calabrese; a scuola, mi hanno imposto di imparare un italiano "pasticciato" o "posticcio"; aver imparato un linguaggio più "transtopico" rispetto al mio idioma "idiotopico" non mi ha fatto cadere in una "monotonia linguistica ed espressiva"; se potessi imparerei altre lingue e altri linguaggi, perché ognuna m'arricchirebbe; anch'io se potessi userei un mistolingue pasticciato/pasticcione, perché ogni monolinguismo (compreso questo italiano standard) esprime sempre un rapporto di potere. Il nostro idioma sta all'idioma anglosassone come il mio dialetto sta all'italiano standard: se subiamo l'egemonia altrui bisogna chiedersi il perché; un tempo, la lingua di Petrarca era quella usata nelle corti europee; poi siamo stati scalzati dai francesi; ora dagli americani (domani, magari, dai cinesi): questo è sintomo di debolezza. Perché, dunque, la cultura italiana s'è ridotta a un lumicino? Se le immagini del crollo di Pompei fanno il giro del mondo, se le nostre università sono quasi in fondo alla classifica, ecc. ecc. una ragione deve pur esserci. Non credo che sia colpa di un infausto destino. Ecco, queste sono le domande da porsi, a mio parere: indignarsi che in "una" università italiana (che puoi si tratta del Politecnico di Milano, quello che esporta cervelli) agli studenti s'impone di fare lezione in inglese è poca cosa.

      ps. l'affermazione "il nostro Sommo Poeta non impose mai l'egemonia di una lingua rispetto ad altre", è molto discutibile.

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  7. mi riservo maggiore tempo per elaborare un commento completo e intelligente... Ma diamine, citi Beda il Venerabile, come posso non darti ragione?!

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